lunedì 27 dicembre 2010

Capitan Findus minacciato di estinzione......


Sembrerebbe proprio che il celebre merluzzo, ingrediente indispensabile dei conosciutissimi bastoncini di pesce tanto apprezzati dai nostri figli stia diventando sempre più raro : è questa infatti la conclusione a cui è arrivato il gruppo Findus France in una nota apparsa proprio qualche giorno prima di Natale.
Il fornitore ufficiale di merluzzo per i bastoncini di pesce francesi si trova nelle isole Féroé in Danimarca ed ha chiuso i battenti all'inizio di dicembre proprio a causa della mancanza, direi rarefazione, di materia prima. Dal 2007, infatti, Findus Francia ha investito molto in politiche di sviluppo sostenibile, privilegiando, ad esempio, un tipo di pesca responsabile e sopprimendo l'utilizzo di olio di palma nei suoi prodotti....ora pare che nonostante l'adozione di queste pratiche, le risorse marine conoscano comunque un progressivo impoverimento. Da Findus Francia garantiscono che il pesce in stock dovrebbe durare sino a marzo e che si potrebbero verificare degli aumenti di prezzo pari al 15%, ma niente paura: i mitici bastoncini continueranno ad essere distribuiti perché Findus Francia annuncia di aver già trovato un fornitore sostitutivo basato questa volta nell'Oceano Pacifico.

giovedì 23 dicembre 2010

Attenzione a quello che mettete nei vostri piatti!

Credits: Menutoxique.fr

Lo so che scrivere di questi temi a due giorni dal Natale, potrebbe risultare pedante, però mi preme segnalarvi uno studio interessantissimo, apparso in Francia all'inizio di dicembre, realizzato dal Movimento Genérations Futures, secondo cui più di 80 sostanze chimiche- di cui alcune suscettibili di essere cancerogene- sono ingerite nell’arco di una giornata da un bambino di 10 anni attraverso dei pasti normali. Nell’ambito di una Campagna di sensibilizzazione sull’Ambiente ed il cancro, sono stati analizzati per alcuni mesi i piatti che compongono i nostri pasti e l’esito della ricerca è a dir poco sconcertante.
I pasti-tipo presi in esame prevedono un’alimentazione composta da cinque porzioni tra frutta e verdura fresche, tre prodotti derivati dal latte, 1,5 lt di acqua, qualche stuzzichino, carne o pesce, pane e derivati.
Le analisi di laboratorio condotte miravano ad identificare la presenza di sostanze chimiche, anche cancerogene, di pesticidi e di residui chimici che possono alterare, a lungo andare, il sistema ormonale del bambino. Sono state identificate 81 sostanze chimiche di cui 42 come possibili cancerogene, 5 sostanze cancerogene certe mentre ben 37 sono suscettibili di avere degli effetti nefasti sul sistema endocrino dei bambini…..
"Anche se, nella maggior parte dei casi, i limiti legali per ogni sostanza  chimica esaminata non vengono superati, vediamo nella nostra indagine che i consumatori, anche i più piccoli, sono quotidianamente esposti alla contaminazione di sostanze cancerogene o perturbatrici del sistema endocrino” commenta un rappresentante dell’organizzazione.
Per la prima colazione, soltanto il burro ed il thé con il latte conterrebbero da soli più di una dozzina di residui cancerogeni ed una ventina di residui in grado di perturbare il sistema ormonale.
Per il pranzo, l’indagine mette in luce la presenza di residui nell’hamburger, nel tonno in scatola, senza contare i pesticidi contenuti nella verdura (fagiolini) o le sostanze chimiche presenti nelle gomme da masticare che i nostri figli quotidianamente masticano.
E a cena poi, il filetto di salmone si è rivelato il più ricco in residui chimici……..Già nel 2006, l'Observatoire bruxellois de la consommation durable, facendo riferimento ad uno studio simile condotto in Olanda, suonava il campanello d’allarme sugli effetti cumulativi dell’assunzione a lungo termine di pesticidi anche perché molti di questi agiscono in maniera sinergica. Ora gli effetti cumulativi delle sostanze/residui chimici non sono presi in considerazione per la determinazione del limite massimo ammesso negli alimenti, e lo studio olandese aveva evidenziato che sommando i residui di pesticidi presenti simultaneamente negli alimenti, questi avrebbero comportato degli effetti cronici sul sistema nervoso dei bambini……insomma niente allarmismi ma comunque tanta attenzione a quello che mettiamo nei nostri piatti ed in quelli dei nostri figli.

mercoledì 22 dicembre 2010

Omaggio alla Sardegna (episodio 1): i Papassini


Recentemente ho scoperto che questi biscotti (che in famiglia facciamo sempre non perché abbiamo origini sarde ma semplicemente perché li adoriamo) vengono fatti appositamente per le feste, soprattutto quelle di Natale e quale momento migliore allora se non questa settimana pre-natalizia per invitarvi a farli e a gustarli? Personalmente li trovo buonissimi: morbidi, con un impasto ricco ricco di frutta secca ed uvetta e poi sono graditissimi ai bambini che li mangiano sempre volentieri (provate a chiedere a mia figlia). Eccovi allora la ricetta che è la prima di una breve serie di ricette sarde delle quali mi sono "invaghita" e che vi propongo volentieri: buona degustazione a tutti.


Ingredienti per 40/50 papassini

250 gr di farina 00
150 gr di zucchero
100 gr di noci+ 100 gr di mandorle+ 100 gr di uva sultanina
80 gr di strutto
50 gr di frutta candita (possibilmente agrumi se li trovate)
un pizzico di bicarbonato in polvere (5 gr circa)
2 uova
un pizzico di sale

Per la glassa:
150 gr di zucchero a velo
3 cucchiai di acqua
palline di zucchero colorate

Mettete ammollo l'uva sultanina in acqua tiepida per 20 minuti circa, poi asciugatela; sminuzzate la frutta secca. Unite le uova allo zucchero sino a formare una crema omogenea, aggiungete lo strutto a temperatura ambiente quindi morbido, la farina, il bicabornato ed un pizzico di sale. Per ultimo mettete la frutta secca, l'uvetta e la frutta candita. Una volta amalgamato bene il tutto, fate riposare l'impasto in frigorifero per un'ora almeno. Tiratelo fuori dal frigorifero e stendetelo con il mattarello, avendo cura di mettere un pò di farina: alla fine dovrete avere un impasto alto 1 cm circa. Ritagliate tanti piccoli rettangoli, disponeteli su di una teglia e mettete nel forno già caldo ad una temperatura di 180° per venti minuti circa. Nel frattempo preparate la glassa unendo lo zucchero a velo e l'acqua su fuoco lento: otterrete un liquido denso biancastro. Tirate fuori i papassini dal forno e quando sono ancora caldi, spalmate la glassa su ognuno e spolverate con le palline di zucchero colorate.

martedì 21 dicembre 2010

La Sake Bomb......



Credits Gizmodo
Al di là delle sue funzioni, questo simpatico oggetto illuminerà con i suoi sgargianti colori le vostre cucine. Ma di cosa si tratta ? Non è una mina, e nemmeno un porcospino stilizzato, più semplicemente è uno stravangante contenitore di sake utilizzabile anche come teiera,  disegnato dal designer Alexander Purcell. La Sake Bomb ha una forma a metà strada tra il pesce palla giapponese ed una mina della Seconda Guerra Mondiale ma è decisamente più innocua ! E’ fatta di ceramica e dispone di 4 tazzine assortite che si appendono perfettamente alle sue « spine ».

Credits Dzn

La bomba di ceramica può contenere sino a 235ml della tradizionale bevanda giapponese; è prodotta interamente a mano a Los Angeles in forni tradizionali e, come tutte le ceramiche, mantiene perfettamente il caldo ed il freddo. La Sake Bomb è disponibile in quattro differenti colori: bianco, nero, arancio e blu.

venerdì 17 dicembre 2010

Mafalde con sugo di bresaola e castagne


A Roma c’è -3, a Milano nevica, insomma mi par di capire che tutta l’Italia sia sotto la morsa del gelo, e quindi oggi una ricetta un po’ carica ci sta tutta; una ricetta che è sicuramente un omaggio ai nostri vicini della Valtellina visto che sono loro ad avere “inventato” ed esportato nel mondo questo salume che è sicuramente tra quelli con il minor contenuto di grassi proprio per le carni utilizzate e per il metodo di stagionatura.
Ingredienti (per due persone con fame da lupi)
200 gr di mafalde corte (io utilizzo sempre quelle a marchio Garofalo ma immagino che esistano anche altre marche)
1 scatola di pomodori a pezzettoni
100 gr di bresaola (fatevi tagliare una grossa fetta dal salumiere)
100 gr di castagne bollite (nei supermercati vendono le castagne già bollite sottovuoto da utilizzare per le insalate, come snack, insomma sono pratiche e già pronte)
½ cipolla
spruzzata di vino rosso
olio
sale e pepe q.b.
Sminuzzate finemente la bresaola e le castagne, utilizzando eventualmente anche il mixer, tagliate la cipolla. In una casseruola, mettete dell’olio e unite poi la cipolla, quando comincia ad essere dorata, aggiungete la bresaola sfumandola con una spruzzata di vino rosso. Lasciate che l’alcool contenuto nel vino evapori e poi aggiungete le castagne, fate andare qualche minuto. Alla fine versate la polpa di pomodoro e lasciate cuocere a fuoco medio per 10-15 minuti. Aggiustate di sale e di pepe. Nel frattempo avrete messo a bollire la pasta, scolate, condite con il sugo e mettete del parmigiano reggiano. Con un bicchiere di vino rosso corposo, sta benissimo. Vista l'ora, prevedete anche un riposino pomeridiano.

giovedì 16 dicembre 2010

Thé e tisane per freddolosi in cerca di calore.....


No, non vivo al Polo Nord e non sono neppure andata a salutare di persona Babbo Natale, ho solo fatto un giro nel paese dove abito con la mia macchina fotografica ed eccovi qualche scatto preso quà e là......


non è neve (è quello che ingenuamente avevo pensato io di primo acchitto), si tratta di brina che si è, per così dire, formata nel corso della notte e che ci metterà un pò ad andarsene. Io già temo per la sopravvivenza del mio ulivo che certo non è abituato a questi rigori.....


E allora on est bien au chaud, davanti al camino a sorseggiare un thé, un infuso, una tisana calda, possibilmente in tema con l'ormai imminente Natale.


Personalmente al momento delle feste trovo sempre il modo di approvvigionarmi del Thé Esprit de Noel di Mariage Frères. E' il thé delle feste per eccellenza, una miscela profumata alle spezie dolci ed arricchita di scorze di arancia e di pezzi di vaniglia bourbon. Quest'anno ho comperato anche il Thé des Rois Mages di Kusmi Tea: è un thé verde di China aromatizzato all'arancia, alle mandorle, alla rosa, alla vaniglia ed alle spezie. Rispetto al thé di Mariage, è molto più leggero trattandosi di thé verde.  Per coloro che proprio non gradiscono il thé, ecco una mini lista di tisane ed infusi altrettanto interessanti. Cominciamo con gli infusi di Pompadour: il primo, Magic Emotion, è infuso aromatizzato all'arancia ed uvetta al rhum, buonissimo; c'è poi la tisana Wintertime con cannella e chiodi di garofano. Molto buono per conciliare il sonno (se mai ce ne fosse bisogno) 1001 Notte con zenzero, cardamomo e vaniglia. Sono tutti rigorosamente senza caffeina ed adatti per ogni momento della giornata. E per finire la tisana Sonno Sereno della Valverbe, che produce tisane, infusi e quanto altro da agricoltura biologica, rigorosamente piemontese. 

mercoledì 15 dicembre 2010

Ideuzza di regalo di Natale per patiti di fast food ;-)))))

Se proprio non potete fare a meno dei fast food, se alla vista di un hamburger vi vengono gli occhi lucidi, allora questo è senz’altro il vostro regalo di Natale: un bello speaker (=altoparlante), plasticoso al punto giusto (un po’ come i “veri” hamburger del resto ;-))))), disegnato dal designer giapponese  Iwakami Shunsuke.  

L’hamburger speaker vi consentirà di ascoltare tutta la musica che volete connettendovi al vostro computer, MP3, iPhone o qualsiasi altro device…..e se poi vi venisse la voglia di sfoggiarlo anche in giro, nessun problema: il nostro hamburger-altoparlante dispone di una batteria al litio ricaricabile tramite una porta USB integrata.  Le sue ridotte dimensioni (2.5 inches che corrispondono a 6.4 centimetri) vi permetteranno un facile trasporto, inoltre l’interruttore On/Off vi permetterà di accendere lo speaker solo quando ne avrete effettivamente bisogno. Il costo di questo piccolo oggetto di design? 22 dollari e se siete interessati ad acquistarlo andate a visitare il sito Urban Outfitters.

martedì 14 dicembre 2010

Mango, curry e souvenir



Per il mio ultimo compleanno ho ricevuto in regalo questo libro, Mango, curry e souvenir che si è rivelato una piacevole ed inaspettata sorpresa. L’autrice, Yasmin Alibhai-Brown, è una giornalista dell’Indipendent e dell’Evening Standard ed in Inghilterra è una delle voci più autorevoli della televisione britannica su temi quali il multiculturalismo o il sociale. Mango, curry e souvenir è la storia della sua famiglia di origine indiana e delle sue peripezie tra diaspora e persecuzioni: ogni evento però, felice o triste che sia, è accompagnato da una ricetta che l’autrice ripesca nel proprio ricettario di famiglia. Il libro propone quindi al lettore un autentico viaggio alla scoperta di gusti, aromi, spezie, sapori di un pezzo di Asia in Africa…..e sì, perché le ricette proposte, i sapori evocati o i profumi nell’aria, si collocano in un contesto storico-politico senz’altro difficile: nel libro si affronta, infatti, il tema doloroso (ma sconosciuto ai più- me compresa) della diaspora degli indiani dell’Africa orientale. Agli inizi del diciannovesimo secolo, gli indiani sono stati strappati alla loro terra dagli inglesi che li hanno spediti al di là dell’Oceano, sul continente africano, a costruire la ferrovia dell’Africa Orientale….migliaia di famiglie indiane si sono così ritrovate a vivere in una realtà completamente diversa dalla loro ed hanno però continuato a mantenere ostinatamente le loro abitudini e le loro usanze, innanzitutto quelle alimentari. Quando poi, a partire dagli anni 60’ gli stati africani sono diventati indipendenti, i dittatori che si sono avvicendati al potere hanno espulso intere comunità di indiani, sottraendo loro tutti i beni. L’Inghilterra non ha potuto fare altro che riprendersi questi suoi “ex sudditi”, che hanno incontrato non poche difficoltà di adattamento nel Regno Unito. Tutte le ricette proposte fanno viaggiare la nostra fantasia: molte di queste sono di difficile realizzazione non tanto per il livello di complessità in se, quanto per la difficoltà nell’approvvigionamento della materia prima. Altre, invece, le ho trovate accessibili e ve le proporrò non appena se ne presenterà l’occasione. Ci sono i burfi di ricotta, deliziosi dolcetti che si conservano sino a due settimane nel frigorifero di casa o il tortino speziato di carne tritata e uova, piatto non leggerissimo ma gustoso, l’originale crema di avocado, il pollo arrosto alle spezie, i gamberi di Zanzibar (detti anche bocconi d’amore)…..insomma il libro, oltre ad essere un buon manuale di storia contemporanea, è anche un esotico ricettario.

lunedì 13 dicembre 2010

Zuppa di cavolfiore e zafferano


Non so voi, ma a me lo zafferano piace molto, purché sia italiano (dell'Aquila DOP oppure sardo) e quindi autentico. In molti provano a spacciarti per autentico zafferano, una polvere gialla che va sotto il nome di saffran: ora, lungi da me l'idea di essere sciovinista, però tra il nostro prodotto Dop (possibilmente anche biologico) e quello che si trova nei numerosi negozi di gastronomia esotica, c'è una differenza enorme e non mi riferisco solo al prezzo. Quella di oggi è una ricetta che si sposa perfettamente con il freddo di questi giorni: una zuppa calda, capace di riscaldarti da dentro, leggera, non untuosa ma dal sapore sicuramente particolare. E' una ricetta che avevo gustato per la prima volta nel Bar à soupes et à quenelles di Giraudet quando ancora vivevo a Parigi e mi capitava spesso, nei fine settimana, di fermarmi a gustare una zuppa in questo posto minuscolo, che ha il pregio però di trovarsi nel cuore del 6° arrodissement, quindi in una posizione super centrale.

Ingredienti (per due):
un cavolfiore di media grandezza
soffritto (carote, cipolle, sedano)
brodo vegetale (calcolate almeno un litro)
2/3 fili di zafferano
olio
parmigiano reggiano
sale, pepe q.b.

Pulite il cavolfiore, privandolo delle foglie e del torsolo centrale, e tagliatelo a pezzi. Mettete un filo di olio nella pentola a pressione, aggiungete le verdure del soffritto e fate rosolare il tutto per qualche minuto. Aggiungete il cavolfiore, e poi il brodo vegetale (si tratta sempre del brodo vegetale che preparo per mia figlia e non solo, e che spesso e volentieri uso per delle ricette da adulti) fino a ricoprire il cavolfiore. Chiudete la pentola a pressione e lasciate cuocere 15 minuti da quando comincia a fischiare.
Una volta terminata la cottura, lasciate raffreddare un poco, immergete il mixer nel composto e frullate il tutto: normalmente, se avete dosato bene l'acqua, ne dovrebbe risultare una crema nè troppo densa ma neppure troppo liquida. A questo punto, aggiungete lo zafferano e rimettete la crema sul fuoco, mescolandola bene, a fuoco lento. Salate, pepate e servite bollente con una bella manciata di parmigiano reggiano.

venerdì 10 dicembre 2010

No, non è una macchina del pane come le altre……

Credits: Sanyo

Sicuramente non è una macchina del pane come le altre, neppure per le dimensioni, perché con i suoi 11 kg la Sanyo’s Gopan (da gohan, riso in giapponese, e pan, pane) non è certo un utensile che può essere piazzato in una qualsiasi cucina. Ma cos’ha di così innovativo la Sanyo Gopan? Si tratta di una macchina che produce il pane macinando direttamente i chicchi di riso. Le tradizionali macchine del pane realizzano dell’ottimo pane, partendo però sempre dalla farina: la Gopan, invece, è in grado di cuocere dei deliziosi panetti di riso utilizzando semplicemente la materia prima non lavorata, ed in 4 ore, con la sola aggiunta di acqua, sale, e lievito ottenere del pane di riso. Visto che l’idea viene dal Giappone non ci dovrebbe stupire più di tanto: laggiù la Sanyo Gopan va letteralmente a ruba, tanto che si prevede un esaurimento delle scorte prima delle festività natalizie e la Sanyo sta seriamente pensando ad una riedizione nel 2011. Il prodotto è stato inoltre promosso e sostenuto dal Ministero dell’Agricoltura che sta portando avanti una campagna di sensibilizzazione a favore del riso, il cui consumo, presso la popolazione giapponese, si è praticamente dimezzato nell’arco di 40 anni, passando dai 118 kg/anno pro capite dei primi anni 60’ agli attuali 59kg/anno pro capite. Inoltre la Gopan risponde perfettamente alle esigenze delle persone malate di celiachia che non possono mangiare il grano ma che amano comunque il pane fresco......l'unico problema è che al momento la Sanyo Gopan non è commercializzata in Europa quindi farsela spedire dal Giappone costerebbero un pò caro. 

giovedì 9 dicembre 2010

Zuppa rustica di fagioli cannellini e catalogna


In un ristorante di Piacenza un paio di settimane, in una giornata di freddo pungente, ho provato una zuppa di fagioli cannellini e catalogna che ho apprezzato moltissimo. Di ritorno a casa, ho provato a rifarla e dopo un paio di tentativi, penso di essere arrivata alla ricetta originale che vi propongo.
Ingredienti (sempre per due persone con appetito e desiderose di riscaldarsi):
1 barattolo di fagioli cannellini pronti all’uso
200 gr di catalogna bollita
un cucchiaio di concentrato di pomodoro
brodo vegetale q.b.
carota, cipolla e sedano per soffritto
olio d’oliva
parmigiano grattugiato
sale e pepe
Scolate i fagioli dal barattolo e sciacquateli sotto l’acqua. In una casseruola, mettete un filo di olio con carota, cipolla e sedano: fate andare il soffritto. Aggiungete la catalogna bollita  fatta a pezzetti, continuate a fare cuocere al fine di insaporire il tutto. Mettete un cucchiaio di concentrato di pomodoro stemperandolo in un goccio d’acqua. Fate insaporire ed, infine, aggiungete i fagioli. Mettete il brodo: la quantità di brodo dipende da come volete la zuppa. Se la preferite più “acquatica”, allora dovrete aggiungere più brodo; se, al contrario, vi piacciono le zuppe belle dense, cremose, con una parte dei fagioli che si sono sciolti, la quantità di brodo sarà sicuramente minore. Io vi suggerisco di iniziare con poco brodo, se poi vedete che la zuppa è troppo asciutta, fate sempre in tempo ad aggiungere del brodo. Cuocete, a fuoco basso, per almeno 20 minuti- mezz'ora: i fagioli devono cominciare a sciogliersi. Servite la zuppa calda con una grattata di parmigiano e dell’olio crudo.
Variante suggeritami dalla mia amica Luciana:
la mia amica Luciana mi ha detto che questa zuppa è molto usata nel meridione, soprattutto a Napoli e mi ha suggerito la seguente variante che non ho ancora sperimentato ma che mi sembra ugualmente interessante proporvi: invece di fare il soffritto, fate rosolare in una padella, con dell’olio, un po’ di aglio e di peperoncino ed aggiungete  la catalogna. Una volta che la catalogna è ben rosolata aggiungete i fagioli. Anche in questo caso occorrerà aggiungere del brodo per rendere il tutto cremoso. Provatela e fatemi sapere.

martedì 7 dicembre 2010

Regali a km 0


Sembra proprio che quest’anno il regalo eco-compatibile sia di gran moda: ho già visto diversi settimanali dedicare degli ampi servizi a questo tema di grande attualità. Nel mio piccolo anch’io ho un suggerimento di regalo eco-compatibile e a km 0 da darvi e riguarda soprattutto i lettori del mio blog che risiedono a Milano (nella zona est): si tratta del progetto Gusto di Brianza (http://www.gustodibrianzaest.it/).  L’iniziativa Gusto di Brianza vuole valorizzare il territorio compreso tra il Lambro e l’Adda, attraverso una serie di attività volte a favorire la ri-scoperta del paesaggio, della cultura, dei prodotti locali e delle tradizioni contadine della Brianza Orientale.
In quest'ottica, Gusto di Brianza ha lanciato l'idea dei pacchi natalizi a km 0 o quasi. All'interno dei pacchi troverete soltanto prodotti delle cascine o della aziende agricole della zona: cìè la birra di Natale prodotta dal birrificio Hibu di Cornate d'Adda, rossa, corposa e con buccia d'arancia dolce e cannella; c'è il dolce Ficòn, realizzato con farine di grano e mais e l'aggiunta di fiori di sambuco e di foglioline di rosmarino oppure il Pan Tramvai, dolce tipico della Brianza, rielaborazione del tradizionale pane con le uvette, o ancora, il cotechino o lo zampone prodotto nella cascina in cui i maiali sono nutriti solo con frumento, mais, orzo e piselli, o la pasta di farro della Brianza, realizzata con il farro di 19 produttori brianzoli coinvolti in un progetto della Camera di Commercio di Monza e Brianza, senza dimenticare il vino Bollicine di Brianza Brut.....insomma ce n'è per tutti i gusti e soprattutto per tutte le tasche. I pacchi infatti hanno un costo che va da 9 a 119 euro e sono prenotabili inviando il modulo d'ordine compilato a info@gustodibrianzaest.it ; per altre informazioni contattate pure il signor Brambilla (chi altrimenti!) al numero 333.4065161 .

lunedì 6 dicembre 2010

Risotto allo zafferano ed al puzzone di Moena


A casa mia il riso è senz’altro più amato della pasta e d’inverno così come d’estate cerco di farlo almeno una volta alla settimana. Questa volta avevo nel frigo un pezzo di puzzone di Moena che era rimasto a testimonianza di una cena trentina che avevo organizzato qualche tempo fa e che non avevo proprio voglia di mangiare da solo, assoluto…ho pensato quindi che il binomio con lo zafferano potesse andare bene e l’ho sperimentato, devo dire, con successo, perché, pur essendo il puzzone un formaggio che si fa “sentire”, in realtà ha un sapore meno forte o deciso di tanti altri formaggi che emanano un odore meno forte.
Ingredienti (per due persone):
200 gr di riso carnaroli oppure di vialone nano (in realtà io ne preparo ogni volta 250 gr per due e non avanza mai….)
1 lt di brodo vegetale (uso quello che preparo per mia figlia: va benissimo per i risotti)
2/3 fili di zafferano
100 gr di puzzone di Moena
50 gr di parmigiano
una noce di burro
1 schizzetto di vino bianco
Mettete in una casseruola il riso e cominciate a farlo tostare dapprima con uno schizzo di vino e poi aggiungendo po’ di brodo; continuate ad aggiungere del brodo a mano a mano che avanzate nella cottura; a due terzi della cottura aggiungete al riso lo zafferano che avrete precedentemente diluito in una tazzina con un po’ di acqua calda. Mescolate per bene e appena prima di terminare la cottura aggiungete anche il puzzone di Moena avendo cura che si sciolga bene e si amalgami con il riso. Spegnete e mantecate con una noce di burro ed una bella manciata di parmigiano reggiano.

giovedì 2 dicembre 2010

Però, questi giapponesi!


Credits: AFP
Se pensate che la patria della gastronomia sia la Francia, ebbene vi sbagliate di grosso, perché secondo gli esperti della prestigiosa guida Michelin, le cose non stanno esattamente così. La scorsa settimana è stata infatti pubblicata da Michelin la guida Tokyo Yokohama Kamakura 2011 (dove Yokohama Kamakura sono due città satelliti di Tokyo) in cui sono recensiti 266 ristoranti: 54 di questi hanno ricevuto due stelle (che già non sarebbe male), mentre a 14 sono state assegnate ben tre stelle che, secondo la Michelin, equivale a proporre una cucina di livello eccezionale, che da sola vale il viaggio. 12 dei 14 ristoranti insigniti delle tre stelle servono cucina giapponese e soltanto due francese..……insomma un bello smacco per i cugini d'Oltralpe…..ma non è finita qui: Parigi vanta solamente 10 ristoranti “stellati” contro i 14 di Tokyo. Questo risultato permette al Giappone di uguagliare, per la prima volta, la Francia, patria- secondo la patriottica guida Michelin- dei migliori ristoranti al mondo con un totale di 26 stelle.

mercoledì 1 dicembre 2010

Gamberoni, lardo e pere


La frenesia del Natale è già cominciata: si leggono ovunque suggerimenti di menù pantagruelici e con un numero di calorie a tre zeri; menù che richiedono tre giorni di preparativi per poi arrivare alla vigilia di Natale sfiancati da tutto quel cibo che ci è passato davanti. Ecco perciò una ricetta semplice ma d'effetto, che non può non piacere a coloro che amano il pesce ma che intriga anche i più carnivori e che potrebbe andare bene per uno dei tanti tour de force gastronomici a cui ci piegheremo- volentieri naturalmente- nel periodo natalizio.

Ingredienti (x 2 persone)
Calcolate 6-8 gamberoni a persona (se li utilizzate come secondo, oppure 2-3 gamberoni/persona se si tratta di uno stuzzichino)
Una fettina sottilissima di lardo di Colonnata per ogni gambero
2 Pere
Un pizzico di noce moscata
Un cucchiaino di cannella
Un cucchiaino di succo di limone
Un cucchiaio di zucchero di canna
Olio EVO
Sale, pepe q.b.
Pulite i gamberi, togliendo loro il guscio e lasciando solo la testa e la coda. Avvolgeteli nella fettina di lardo e fate cuocere in una padella con pochissimo olio per qualche minuto a fuoco vivace. Sbucciate le pere, togliete il torsolo e affettatele nel verso longitudinale. Mettete le fettine in una padella con il succo di limone, una spolverata di zucchero di canna, una grattugiata di noce moscata ed un cucchiaino da caffè di cannella: fate andare per qualche minuto.
In un piatto mettete le pere, adagiate i gamberoni e condite il tutto con il succo delle pere.

martedì 30 novembre 2010

Per la serie “Famolo strano” (episodio 1): hamburger al foie gras


Se transitate per la Francia tra il 17 ed il 19 dicembre, non potete mancare questo appuntamento gastronomico con l’hamburger al foie gras ;-))))) L’idea non è neppure nuovissima ed originale: su molti siti di cucina, trovate la ricetta e, se proprio siete presi dalla curiosità, nessuno vi vieta di cimentarvi nell’impresa. Anche diversi ristoranti di chef rinomati hanno proposto nel loro menù questo insolito abbinamento, ma nessuna catena di fast food aveva mai osato tanto. Ci ha pensato Quick, catena di fast food attiva in Francia e non solo (sono un po’ la risposta francofona a Mc Donald’s), che dopo l’hamburger halal, destinato ai clienti di religione musulmana, e quello BIO per i clienti attenti alla qualità del cibo anche in un fast food, ora ci ha stupiti con questo hamburger al foie gras. Il prodotto in questione si chiama "Suprème Foie Gras" e sarà in vendita per la modica somma di 5 euro; non male – sembrerebbe- per quello che viene descritto come una delizia da provare, anzi da non mancare: un hamburger tradizionale, rughetta adagiata su di un letto di composta di cipolle e cubetti fumanti di foie gras…..sarò all’antica ma l’idea di mangiare del foie gras con delle patatine fritte proprio non mi va giù (in tutti i sensi). E mi domando- rabbrividendo- quale sarà la risposta commerciale di Mc Donald’s: forse un delizioso Big Mac al caviale?

lunedì 29 novembre 2010

Parmigiana di carciofi


Nella cucina romana ed in quella giudaica, il carciofo fa la parte del leone perché è molto usato in numerose ricette: basti pensare ai carciofi alla giudia, al cui solo pensiero  le mie papille gustative si mettono istantaneamente in moto e cominciano a produrre un’abbondante salivazione anche a quest'ora della mattina…..
A Milano riesco a reperire abbastanza facilmente i carciofi (soprattutto quelli sardi con le spine), anche se mi posso scordare di trovare i romaneschi (quelli veri sono oramai diventati una rarità anche nei mercati di Roma), fortuna che mia mamma è salita a Milano la scorsa settimana e che ha avuto la brillante idea di portarmi, in regalo (gesto apprezzatissimo da tutta la famiglia- figlia compresa...) una busta piena di carciofi, già puliti, pronti per essere cucinati…chissà cosa avranno pensato i signori del controllo di sicurezza all’aeroporto di Fiumicino quando hanno visto passare ai raggi X questa scorta di carciofi…..
Venendo alla ricetta, questa è una di quelle che faccio spesso in inverno e che certamente non vi farà rimpiangere la più nota parmigiana di melanzane.
Ingredienti per una teglia di parmigiana per 4 persone:
8 carciofi grandi o 10 se piccoli2 mozzarelle di medie dimensioni 100 gr di parmigiano grattugiatofarinaolio di semi per friggerefiocco di burro
Pulite i carciofi, tagliateli a fettine sottili, passateli nella farina e friggeteli. Imburrate una teglia, e cominciate a fare degli strati: dapprima uno strato di carciofi, poi uno di mozzarella + parmigiano e così via ricominciando.
Mettete in forno alla temperatura di 180° e lasciate cuocere per 20 minuti, mezz’ora massimo.

Sono d'accordo con voi che la foto non rende la bontà della ricetta, ma con la macchina fotografica che ho, questo è il massimo che posso produrre. Nella mia wish list a Babbo Natale, ho già messo una macchina fotografica: chissà che non mi accontenti e non mi porti una macchina fotografica intelligente che fa tutto da sola. 

venerdì 26 novembre 2010

L’arte sposa il frigorifero………..





                         NICOLAS VIAL
                HOMO HOMINI LUPUS, 2009

Non si tratta delle solite stravaganze di un gruppo di artisti contemporanei che, stanchi  di esprimersi sulle solite tele, hanno cominciato a dipingere sui frigoriferi; qui c’è qualcosa in più e quel qualcosa in più è a sfondo benefico. Il Banco Alimentare, che dal 1966 lotta contro la fame nel mondo, ha scelto l’arte come strumento al servizio di coloro che mancano di tutto al fine di soddisfare il più elementare dei bisogni: quello di nutrirsi.
MISS-TIC  
FAME DI NON RICEVERE, 2009
L'obiettivo è stato quello di mobilitare dei nomi conosciuti in ambito artistico ed utilizzare un terreno di espressione fuori del comune per sviluppare delle tematiche legate all’alimentazione. Circa 30 artisti hanno risposto positivamente all’appello, creando delle opere d’arte intorno ad un oggetto simbolo della società dei consumi: il frigorifero.

JEROME MESNAGER- FANTOMAS E ARSENIO LUPIN ATTACCANO LA FAME, 2009
Ne è nata una collezione di frigoriferi che, con l’originale elettrodomestico, hanno ben poco in comune ma che hanno saputo attirare tantissimi acquirenti in occasione della vendita all’asta che è stata organizzata a Parigi nei giorni passati.  Il ricavato della vendita è stato poi interamente destinato al Banco Alimentare di Parigi.
       JEAN BAPTISTE MUZIOTTI aka JONBUZZ
        GINZA, RAGAZZA CON I LITCHI, 2009
Breve comunicazione di servizio: domani, quando andate a fare la spesa, ricordatevi di partecipare alla Colletta Alimentare 2010. Fuori dai supermercati troverete i volontari del Banco Alimentare a cui lasciare il vostro sacchetto di derrate. Cosa mettere nel sacchetto? Potete spaziare dall’olio, agli omogeneizzati, dagli alimenti per l´infanzia, al tonno,  carne e legumi in scatola, ai pelati e sughi. Prima di acquistare un prodotto, però, controllate la data di scadenza.

Credits: catalogue de Frigo Arts 

giovedì 25 novembre 2010

Carbonara ai funghi porcini


Dopo lunghi ed interminabili giorni di pioggia, finalmente il sole è ritornato a splendere ed oggi, malgrado il freddo pungente, non c’è neppure la nebbia……ma, secondo i meteorologi, questo stato di grazia non è destinato a durare e l’allerta meteo ci segnala che la prima neve non tarderà a posarsi su Milano e dintorni, proprio quando il weekend è quasi alle porte. E allora per prepararsi “fisicamente” a questa ondata di freddo, eccovi una ricetta che vi metterà in corpo tante di quelle calorie da non avere nessun problema ad affrontare i rigori invernali dei prossimi giorni: una carbonara sì, ma non come tutte le altre…..

Ingredienti (per 4 persone):
400 gr di rigatoni (sì sì lo so che molti avrebbero visto meglio l’utilizzo del più tradizionale bucatino, ma a me i bucatini non fanno impazzire, mentre adoro i rigatoni ed allora ogni discussione finisce lì)
300 gr di porcini (io ho impiegato solo porcini, ma volendo, si potrebbe prevedere un misto  di funghi: porcini, chiodini, insomma quello che offre il mercato......)
100 gr di guanciale o, nel caso in cui non ne abbiate, di pancetta affumicata
3 tuorli
½ bicchiere di latte
1 spicchio di aglio
pecorino grattugiato (50/60 gr dovrebbero bastare)
parmigiano grattugiato (vedi sopra)
Sale e pepe q.b.
Pulite e tagliate i funghi, fate la stessa cosa con il guanciale.  In una padella mettete lo spicchio d’aglio  schiacciato, fatelo dorare e poi toglietelo; aggiungete i funghi facendoli cuocere a fuoco vivace per qualche minuto e poi lasciandoli cuocere a fuoco basso per una decina di minuti (se vedete che si asciugano troppo, potete aggiungere un pochino di acqua). Una volta cotti, togliete i funghi dalla padella e mettete a cuocere la pancetta.
Nel frattempo, in un’insalatiera mescolate i tuorli, il latte, i due tipi di formaggio  grattugiato, il sale ed il pepe sino a quando avrete ottenuto un composto omogeneo.  Aggiungete nella padella i funghi ed il composto, lasciandoli cuocere qualche minuto a fuoco basso affinché si formi una cremina densa. Cuocete la pasta, e saltatela in padella con la crema ottenuta. Se preferite una carbonara “carica”, potete anche aggiungere dell’altro parmigiano grattugiato …….

mercoledì 24 novembre 2010

Bistecche di renna per il cenone di Natale? Non thank!


Se avete sempre sognato di sbalordire i vostri ospiti durante il cenone di  Natale proponendogli dei piatti stravaganti ed esotici al posto della più nostrana lasagna, quest’anno sarete sicuramente accontentati:  offrite loro delle bistecche di renna che fanno tanto Natale…..
La catena di hard discount Lidl propone, nei suoi 500 punti vendita inglesi, un assortimento di prodotti "alto di gamma" che si chiamano, guarda caso, Deluxe! E sin qui nulla di strano….se non il fatto che comunque anche le insegne discount cercano di andare incontro ai palati dei clienti più esigenti con prodotti ricercati.
Quest’anno per Natale, accanto all'offerta delle più tradizionali aragoste, tacchini o selvaggina in genere, ecco spuntare le bistecche di renna siberiana congelate.
Ma allora la magia del Natale dove la mettiamo? Le renne, imponenti ma dall’aspetto mite, non ci ricordano la patria di Babbo Natale e non solo che nell'immaginario di grandi e bambini traino la slitta con i regali?
Insomma al di là dell’aspetto magico del Natale, questa iniziativa di Lidl ha avuto come conseguenza immediata quella di scatenare le rimostranze dei militanti vegetariani dell’associazione VIVA (Vegetarians International Voice for Animals), i quali sostengono che le renne sono dapprima inseguite da motoslitte o da elicotteri nelle foreste artiche e poi uccise in maniera crudele. In effetti degli studi condotti dal The Polar Research, una pubblicazione a carattere scientifico, avevano già attirato l’attenzione sul destino di questi animali, il cui numero è drammaticamente diminuito negli ultimi anni. Si stima infatti che tra il 1992 ed il 2005, nella zona occidentale della regione artica, sono scomparse circa 17.000 renne, pari all’80% della popolazione.  
I signori della Lidl si difendono e, in un’intervista rilasciata al Daily Mail, affermano che gli animali vivono nel loro habitat naturale, con molto spazio a disposizione, in allevamenti certificati e riconosciuti dall’UE.
A chi credere? Certo è che una bistecca di renna sulle nostre tavole natalizie non solo ci toglie quel poco di magia che oramai è rimasta al Natale, ma non accontenta sicuramente i nostri palati abituati a ben altri sapori……..

martedì 23 novembre 2010

Gatto' di patate con ripieno di cime di rapa


Dopo tre settimane di pioggia pressoché ininterrotta, oggi c'è un bel sole (in effetti questa mattina c'era una bella nebbia....) ed anche se le temperature stanno precipitando, il fatto che ci sia la luce, mi mette di buonumore. Vi propongo quindi un piatto unico, corposo, sostanzioso e di stagione che riscalda il cuore e ci riappacifica con il mondo.

Ingredienti:

1 kg di patate circa400 gr di cime di rapa o di broccoletti100/150 gr di formaggio saporito (provola, provolone dolce, caciotta di pecora, vedete voi quello avete in frigo o quello che piace)50 gr di parmigiano2 salsicce2 uova3 cucchiai abbondanti di pangrattato50 gr burro1 spicchio di aglioOlio EVO1 pizzico di peperoncinoSale, pepe
Lessate le patate e passatale con lo schiacciapatate come se doveste fare il puré. Mettete la purea ottenuta in una terrina e mischiate con il burro, il parmigiano, le uova, il sale ed il pepe: lavorate il tutto.
Pulite e lessate le cime di rapa. Per questa ricetta io ho usato i broccoletti che sono i parenti stretti delle cime di rapa poiché rappresentano le infiorescenze non ancora aperte, delle cime di rapa. Scolateli e poi ripassateli in padella con l’olio, l’aglio sbucciato ed il peperoncino  tritato. Aggiungete le salsicce che avrete precedentemente spellato e ridotto in briciole.
Ungete uno stampo con un pò di olio, polverizzate del pangrattato alla base e versate una parte (poco meno della metà) del composto di patate. Ricoprite con i broccoletti e le salsicce e con il formaggio tagliato a piccoli cubetti. Coprite il tutto con la parte rimanente di patate, spianate e cospargete nuovamente di pangrattato, distribuendo qua e là qualche fiocchetto di burro.
Fate cuocere nel forno caldo a 200° per 30 minuti e servitelo tiepido.

lunedì 22 novembre 2010

Un album di jazz ci conduce alla scoperta dei segreti della cucina italiana: Jazz al dente……


Dopo cinque anni di gestazione, il progetto Jazz al dente ha finalmente visto la luce! Ma cos’è? Un nuovo concetto di ristorazione forse? Oppure un ennesimo libro di cucina dal titolo intrigante? Niente di tutto questo. Più semplicemente si tratta di jazz italiano di alto livello e di cucina. Quattordici nomi del jazz italiano, da Paolo Fresu a Gianmaria Testa, da Alessandro Magnanini allo Gnu Quartet,  si sono associati per accompagnarci, attraverso un percorso tutto musicale, alla scoperta delle ricette delle loro regioni.
In questo viaggio gastro-musicale, troveremo quindi i bucatini all’amatriciana e quelli crossover, la Torta gianduia La Ghironda  e gli Gnudi di Spinaci e Ricotta.
Semplicità e piacere caratterizzano questo progetto: la musica proposta è raffinata, solare, gioiosa ed è interpretata da artisti dietro ad ognuno dei quali si nasconde, in realtà, uno chef in erba. In effetti, a ben guardare,  la musica e la cucina hanno  un forte elemento in  comune: il momento della condivisione, il dare agli altri, sono espressioni  di una forma di generosità destinata ad un grande numero di persone. 
Questa compilation intitolata Jazz al dente, in vendita in Francia dalla scorsa settimana, si compone di un doppio cd: il primo nel quale c’è la musica, il secondo le ricette scelte da ogni artista.  Un libricino illustrato di 36 pagine completa la raccolta.  
Jazz al Dente sarà in vendita in Italia su  www.ibs.it  dal 30 novembre e mi sembra un’idea carina per un originale regalo di Natale.  
CD 1 "Jazz" (Musica)
1. Secret Lover  
2. Dizzy's blues  
3. A Saint-Germain-Des Prés  
4. Wintersong  
5. Le due corde vocali  
6. Nucleo  
7. Tacere/Parlare  
8. The ever changing sky  
9. My favorite things  
10. Carta o contanti?  
11. Da lontano (Unplugged)  
12. Mouvin'on  
13. U  
14. Il confine  

CD 2 "Al Dente" (ricette)
Alessandro Magnanini >Torta Gianduia della Ghironda
Fausto Mesolella > Spaghetti alle Acciughe
Gianmaria Testa > Gnocchi e Insalata di Cavolo
Giovanni Cecarelli > Farfalle alla Venturi
Joe Barbieri > Spaghetti al Polipo Murato
Lorenzo Tucci > Spaghetti alla Chitarra al Sugo di Agnello
Max Zanotti & Floriano Bocchino > Bucatini Crossover
Musica Nuda (Magoni&Spinetti) > Ziti al Ragù
Paolo Fedreghini > Bucatini all'amatriciana
Paolo Fresu Quintet > Pasta Alla Bottarga (Di Cabras)
Raffaele Casarano > Ciceri e Tria
The Dining Rooms > Orecchiette Fiori e Zucchine
Gnu Quartet > Gnudi di Spinaci e Ricotta
Fabrizio Bosso > Agnolotti alla Piemontese

sabato 20 novembre 2010

Tagliolini al pesto di radicchio e nocciole

Per me, romana trapiantata in Francia, il radicchio è stata una piacevole sorpresa fatta quando, poco meno di tre anni fa, sono rientrata in Italia e mi sono stabilita vicino Milano.
Non che a Roma il radicchio non ci fosse, certo non si trovano tutte le varietà che si possono reperire qui, però nei mercati rionali lo si trova nel periodo invernale. Piuttosto ero io ad aver sempre snobbato il radicchio, un pò perché gli preferivo altre verdure invernali (leggi carciofi o broccoli romaneschi....ehm, buon sangue non mente), un pò perché non sapevo bene come prenderlo. Fatto è che il primo inverno trascorso in Padania, ho fatto letteralmente incetta di radicchio, sperimentandolo in tantissime maniere ed in tutte le salse. Ed è stata una scoperta inaspettata perché, in realtà, il radicchio si presta bene a tantissimi abbinamenti: con la polenta, come ripieno nelle torte salate, con il riso o con la pasta ed anche con la carne, insomma mi sono dovuta ricredere.
Il mio preferito è - ça va sans dire- quello di Treviso che però è difficile da trovare fuori zona; in mancanza, stipo nel frigo quantità industriali di radicchio di Chioggia o di Verona, ma anche quello di
Castelfranco con le sue foglie screziate, mi piace molto. Vi propongo quindi una ricetta semplice, di stagione, che vede il connubio tra un ingrediente del nord, il radicchio, e uno del sud, le nocciole di Giffoni, in provincia di Salerno.

Ingredienti per 2 persone:

180 gr di tagliolini di Campofilone
2 baschi di radicchio
uno scalogno
100 gr di nocciole (non sono fiscale sull'origine delle nocciole ;-)))))
100 gr parmigiano grattugiato
olio
sale

Pulite il radicchio e tagliatelo a listarelle; in una padella fate fondere, con un pò di olio, lo scalogno, gettate il radicchio e lasciate cuocere qualche minuto. A cottura ultimata, mettete nel minipimer il radicchio cotto, il parmigiano, le nocciole e l'olio. Aggiustate di sale, cuocete la pasta e conditela con questo delicato pesto. Se avete abbondato con le dosi, potete anche conservare il pesto in un barattolo di vetro in frigorifero, avendo cura di ricoprirlo con un pò di olio. Il pesto si conserverà per qualche giorno e potrete utilizzarlo per altre gustose preparazioni (tartine, panini, ecc....).

giovedì 18 novembre 2010

Cos'hanno in comune la Dieta Mediterranea e la Gastronomia Francese?

Buone notizie per gli amanti (e sono tanti) della Dieta Mediterranea: da martedì  figura ufficialmente nel patrimonio culturale immateriale dell'Unesco. L'ok è arrivato finalmente dal comitato intergovernativo dell'Unesco riunito a Nairobi. Già nel 2006, la dieta mediterranea era stata candidata, ma la candidatura era stata bocciata. Nel maggio scorso, un gruppo di nazioni (Spagna, Grecia, Marocco) capitanate dall’Italia ha presentato nuovamente la candidatura che questa volta è stata accettata. Ma la dieta mediterranea non è la sola new entry nel patrimonio dell’Unesco: troviamo infatti anche la Gastronomia francese. Gli esperti del comitato intergovernativo hanno considerato che anche il “pasto gastronomico francese” con i suoi rituali e la sua presentazione, è da ritenersi una pratica sociale destinata a celebrare uno dei momenti più importanti della vita degli individui e dei gruppi.
La lista del patrimonio culturale immateriale dell’umanità è stata istituita in un convenzione siglata nel 2003. Ratificata sino ad oggi da 132 paesi, si propone come obiettivo quello di proteggere la cultura e le tradizioni popolari. Come i siti ed i monumenti sono espressione concreta, tangibile della cultura dei popoli, anche la cucina è espressione della cultura e delle tradizioni popolari. Nel caso della Francia, l’idea della candidatura era già stata sostenuta da un comitato che aveva raccolto circa 400 adesioni dei più importanti chef francesi (da Paul Bocuse ad  Alain Ducasse, da Pierre Troisgros a Marc Veyrat e Michel Guérard ...).
Sino ad oggi, 178 « pratiche » culturali sono state iscritte come patrimonio universale immateriale dell’umanità…..per l’Italia, accanto alla dieta mediterranea, figurano l'Opera dei pupi siciliani e il Canto a tenore sardo.

martedì 16 novembre 2010

Panna cotta alla crema di castagne




Ho ricevuto dalla Francia una crema di castagne vanillée tradition ovvero preparata in modo tradizionale ma con l'aggiunta della vaniglia: ora questo tipo di prodotti, diffusissimi presso i nostri cugini d'Oltralpe, in Italia non si presta a 1000 utilizzi. E' vero, si potrebbe mangiare questa crema spalmata sul pane come fosse marmellata, oppure accompagnata da panna montata, oppure ancora mescolata con dello yogurt bianco cremoso, ma nessuna di queste "ricette" solleticava il mio stomaco e il mio palato. Dopo qualche riflessione sul possibile uso di questa crema, ho trovato tra i tanti appunti/ritagli di giornale/pagine con ricette strappate dal parrucchiere, una proposta di panna cotta che mi intrigava e che ora condivido con voi. Il risultato è una panna cotta dal gusto originale ma delicato, sicuramente ipercalorica, da fare in questa stagione.

Ingredienti per 4 bicchieri:

mezzo litro di panna liquida da montare
100 gr di crema di marroni
1/2 baccello di vaniglia (per gli amanti della vaniglia)
7/8 marrons glacés
2 cucchiai di rhum
3 fogli di gelatina/colla di pesce
In questa ricetta non c'è zucchero perché la crema di marroni è già abbastanza dolce di suo.

Cominciate con il mettere a bagno nell'acqua fredda i fogli di gelatina che dovranno restare ammollo 20 minuti circa. Nel frattempo mettete in una casseruola, la panna, la crema di marroni ed il mezzo baccello di vaniglia, che avrete precedentemente inciso in due. Fate fondere il tutto a fuoco lento, mescolando dolcemente sino a quando non comincia a bollire; a quel punto togliete la pentola dal fuoco. Tirate fuori la vaniglia, estraete i grani dal baccello e metteteli nella crema se siete amanti della vaniglia. Fate sciogliere la colla di pesce (la dovete strizzare delicatamente prima) nella crema, mescolando in maniera continua; aggiungete il rhum e lasciate raffreddare continuando però a mescolare per evitare che si formi sulla superficie la pellicola di panna. Per non perdere tempo, sminuzzate i marroni (3 dovrebbero andare bene), lasciandone da parte 4 interi per la decorazione, adagiate le briciole di marroni sul fondo del bicchiere, versate la panna e lasciate raffreddare a temperatura ambiente. Io li ho messi in terrazzo innanzitutto per toglierli dalla cucina perché non erano al sicuro visto che circolava mia figlia, detta anche Hulk (ed il nome è già tutto un programma...), secondo perché così si sono raffreddati prima.
Mettete poi i bicchieri in frigo per almeno un paio di ore, coprendoli con della pellicola. Prima di servire la panna cotta, decoratela con i marroni interi.
Occhio alla bilancia perché questa è veramente una bomba calorica anche se non c'è lo zucchero. 

lunedì 15 novembre 2010

Ladurée produrrà i suoi celebri macarons in Svizzera.......



Più di qualcuno ha storto il naso nell'apprendere che gli "Chanel" della pasticceria francese, i celeberrimi macarons, vedranno la luce in Svizzera! Ma estimatori europei state tranquilli per quanto potete, perché i macarons Ladurée che si comperano in Europa, rimarranno sempre made in Europe. Per i mercati extra europei, invece, come gli Stati Uniti o l'Estremo Oriente, Ladurée aprirà  a breve un sito di produzione in Svizzera. Con 4000m2  di laboratorio, il grande pasticcere della Rue Royale si insedierà ad Enney, nella Svizzera occidentale. Ed è proprio in Rue Royale, a due passi da piazza della Concordia, che Louis Ernest Ladurée, aprì la sua prima pasticceria nel lontano 1862. Il luogo è poi diventato, all'inizio del XX° secolo, una delle sale da thé più in voga dell'alta società parigina. Ma per ritornare alla Svizzera, questo sito di produzione sarà operativo già nel 2011, al massimo all'inizio del 2012, e rappresenta un investimento di 10,6 milioni di euro, contribuendo anche alla creazione di 90 posti di lavoro.  
Secondo David Holder, Presidente della maison Ladurée, "l'obiettivo è quello di centralizzare la produzione, gli uomini ed il "savor faire" al fine di accompagnare meglio lo sviluppo internazionale. La Svizzera- prosegue sempre Holder- è stata scelta per la qualità del lavoro e la "pace sociale" che vi regna. Con un solo luogo di produzione i macarons avranno lo stesso gusto a Tokyo piuttosto che a New York o a Pechino".
I macarons venduti nelle sei boutique francesi continueranno ad essere prodotti vicino Parigi, mentre quelli che comperiamo noi in Italia, nella boutique di Milano, sono prodotti a Monaco. Allora non ci resta che affondare il dolore per questa notizia, in un delicato macaron al lampone.....e chissà che non passi.

sabato 13 novembre 2010

Cake alle pesche ed al miele



Vi starete domandando che cosa c'entra il requiem con le pesche, nel mio caso c'entra eccome......in realtà avevo quattro pesche gialle che vivacchiavano nel frigo di casa e che ogni volta che aprivo la porta del frigo mi mandavano segnali di fumo, quasi a supplicarmi di tirarle fuori di là.  E così ho preso il coraggio a 4 mani e mi sono detta che queste mie compagne di avventura da circa 3 settimane, potevano anche trasformarsi in qualcos'altro......Ne è uscita una ricetta delicata, che piace molto ai bambini (ho fatto il test su mia figlia) ed utilizzabile come accompagnamento ad una fumante tazza di thé in questi grigi pomeriggi d'autunno. D'accordo, penserete voi, ma le pesche con la stagionalità dei prodotti, sono decisamente fuori tema, però per avere un comportamento eco-compatibile, è sempre meglio utilizzare quello che abbiamo nel nostro frigo sino all'ultimo piuttosto che gettare tutto nel sacchetto dell'umido, come ci insegna sul suo blog, Ecocucina, Lisa Casali che della filosofia degli avanzi ne ha fatto una corrente di pensiero gastronomico.
Ed ecco a voi la ricetta, semplice semplice (da mettere in archivio e da tirare fuori per quando le pesche saranno di attualità).
Ingredienti per 6 persone:

20 cl di miele allo stato liquido
4 pesche gialle
3 uova
150 gr di zucchero (io preferisco quello in polvere)
150 gr di farina
½ sacchetto di lievito chimico
160 gr di burro

In 50 cl di acqua tiepida, aggiungere il miele e portare ad ebollizione. Sbucciare le pesche lasciandole però intere ed inciderle a forma di croce. Immergerle nell’acqua e farle cuocere per un paio di minuti, lasciandole poi raffreddare in questo sciroppo.
Sbattere le uova e lo zucchero, incorporando poco a poco la farina, il lievito e poi il burro morbido. Sgocciolare  le pesche e tagliarle a spicchi. In un stampo per cake leggermente imburrato, versare uno strato di composto, poi mettere gli spicchi di pesche secondo il vostro personale gusto estetico, ripetere l’operazione terminando con lo strato di pesche. Mettere nel forno pre-riscaldato a 180° per 45 minuti circa. Lasciar raffreddare prima di togliere dallo stampo. Buona merenda a tutti!