giovedì 20 dicembre 2012

Pandoro farcito con mascarpone allo zabaione


 
Scusate scusate scusate ma quest’anno, sul mio blog, non si è respirata l’aria natalizia: sarà perché siamo ritornati dal nostro viaggio di nozze il giorno dell’Immacolata quando oramai il mese di dicembre era già iniziato; sarà che, al mio rientro al lavoro, sono stata letteralmente travolta da tutte le cose che si erano accumulate sulla mia scrivania e che dovevano essere fatte prima della chiusura aziendale; sarà che le lavatrici fatte dopo il viaggio aspettavano tutte pazientemente il turno di stiratura…..insomma per farvela breve sul mio blog sono state completamente assenti le ricette legate al Natale. A casa abbiamo fatto, appena tornati, l’albero di Natale ed il presepe, oltre ad aver appeso le decorazioni ma, confesso di non avere avuto il tempo per preparare i papassini ed altri dolcetti che transitano solitamente nella nostra cucina….oggi cerco di rimediare con questa ricetta di pandoro farcito di mascarpone allo zabaione à tomber…..io ho già prenotato il mascarpone presso la mia solita cascina che mi rifornisce……ho già l’acquolina in bocca!

E se non dovessi trovare il tempo in tutta questa frenesia pre-natalizia, di postare un’altra ricetta, vi auguro di trascorrere un Natale sereno circondati dall’affetto dei vostri cari!

 

1 pandoro da 750 gr
300 gr di mascarpone
6 tuorli
180 gr di zucchero
16 cucchiai di Marsala
In una terrina lavorate bene il mascarpone. In una casseruola, sbattete i tuorli con lo zucchero sino a quando sono diventati chiari, poi versate il Marsala continuando a mescolare. Fate cuocere questo composto a bagnomaria per 10 minuti continuando a mescolare sino a quando non comincerà a montare. Togliete la casseruola dal fuoco ed aggiungete il mascarpone mescolando bene. Tagliate la base del pandoro, farcitelo e richiudetelo, lasciate raffreddare un paio di ore e poi mettete il pandoro in freezer per 12-18 ore almeno. Tirare fuori una decina di minuti prima di consumarlo. Se proprio volete esagerare, potete ricoprire il vostro pandoro ipocalorico con della cioccolata fusa……

 

lunedì 17 dicembre 2012

Mousse di tonno, cipolle al balsamico ed olive nere


 
A Roma la tradizione vuole che la vigilia di Natale si mangi solo pesce. A casa dei miei, il 24 dicembre all’ora di pranzo ci limitiamo a consumare un brodino, accompagnato al massimo da un’insalata, per preparare lo stomaco ai bagordi che ci attendono la sera, bagordi che iniziano sempre e rigorosamente con il fritto vegetale da urlo.
Nel menù della vigilia figurano dei piatti “imprescindibili” tra cui il mitico spaghetto con il tonno di cui mia mamma proprio non può fare a meno ;-))))) Ogni anno, però, gli antipasti cambiano e ci impegniamo a trovare sempre delle nuove idee di stuzzichini a base di pesce. L’anno scorso vi avevo proposto una crema di tonno e patate, quest’anno eccomi con un’altra mousse di tonno ma dal sapore decisamente inedito: un pesto di tonno con cipolle rosse di Tropea ed olive nere.
Prima di prepararla per i miei il giorno della vigilia, l’ho voluta proporre ad una coppia di amici che ieri erano a pranzo da noi per capire se poteva piacere …..ebbene il verdetto è stato più che positivo visto che hanno finito tutta la crema preparata.  

60 gr di tonno sott’olio
1 cipolla rossa di Tropea di media grandezza
1 pugnetto di olive taggiasche o di olive di Gaeta
1 cuore di sedano bianco
Olio evo q.b.
2 cucchiai di aceto o di glassa balsamica
Sale q.b.
Tagliate a rondelle sottili la cipolla e mettetela a cuocere in una padella con un goccio di olio a fuoco bassissimo per 20 minuti almeno. La cipolla si deve sciogliere, non bruciare. Aggiungete poi due cucchiai di aceto o di glassa balsamica e continuate la cottura per altri 10 minuti. Recuperate la parte centrale del sedano e fatela a tocchetti, snocciolate le olive. Nel frullatore mettete il tonno sgocciolato, la cipolla caramellata, le olive ed il cuore di sedano: frullate bene il tutto, aggiungete un filo di olio ed aggiustate di sale. Riponete in frigo per 6-8 ore almeno: prima di consumarla toglietela dal frigorifero mezz’ora prima.

giovedì 13 dicembre 2012

L'Amatriciana “invertita”


 
Dopo 3 settimane di steamed rice, sentivamo tutti il bisogno di ritornare alle “origini”, di mettere sotto i denti qualcosa di più sostanzioso….la Nanetta non ha fatto altro che sognare per 3 settimane la pasta con il burro ed il parmigiano mentre l’Uomo Goloso, nonostante l’overdose di riso, bramava un risotto con le quaglie; la sottoscritta, invece, non ha mai tradito le sue origini romane e desiderava ardentemente un piatto di rigatoni all’amatriciana…..quindi non appena messo piede sull’italico suolo, mi sono subito attivata per soddisfare i desideri di tutti. Questa volta, però, ho voluto fare un’amatriciana un po’ insolita, all’inverso. Ho fatto sempre il classico sugo con il guanciale, ma con la manciata di pecorino ho preparato dei saporiti gnocchetti di ricotta: devo dire che il risultato è andato ben al di là delle mie aspettative ed ha soddisfatto i palati della famiglia! 

Per gli gnocchetti
250 gr di ricotta
50 gr di pecorino romano
1 tuorlo
Noce moscata q.b.
100 gr di farina
 

Per il sugo
1/3 di cipolla
50 gr di guanciale
180 gr di polpa di pomodoro
Olio evo
Sale e pepe q.b. 

Setacciate la ricotta e mettetela in una terrina insieme al pecorino, alla farina, al tuorlo, alla noce moscata: lavorate bene il tutto. Dall’impasto prelevate un pezzo di pasta che dovrete trasformare in un filoncino, dopo averlo passato nella farina, tagliatelo a cubetti; ripetete questa operazione sino a quando non avrete esaurito la pasta.

Preparate il sugo: in una padella scaldate l’olio, unite la cipolla, lasciatela imbiondire e poi il guanciale, lasciate insaporire il tutto 4-5 minuti, poi versate la polpa di pomodoro e cuocete a fuoco basso per almeno  20 minuti, il sugo si dovrà consumare, senza bruciarsi. Cuocete gli gnocchetti, scolateli, poi saltateli in padella; volendo potete aggiungere dell’altro pecorino ma i 50 gr di pecorino aggiunti nell’impasto, sono, a mio avviso, più che sufficienti.  

lunedì 10 dicembre 2012

I’m back!


 
Buongiorno a tutti! Eccomi di ritorno dopo 3 settimane di viaggio in Cambogia e Thailandia. Sicuramente la Cambogia è il paese che ci è rimasto nel cuore grazie all’adorabile guida locale che ci ha fatto scoprire aspetti di questo piccolo stato incredibili e sconosciuti ai turisti frettolosi. Certo però che passare dai 34° della Thailandia ai -1 di Milano dello scorso weekend è stato uno choc termico:  portiamo tuttavia dentro di noi il calore di tutte le persone in cui ci siamo imbattuti. Se dovessi riassumere la Cambogia in una sola parola, il termine più appropriato sarebbe “sorriso”: un sorriso nelle labbra, negli occhi, nei volti dei cambogiani, nel 90% dei casi poverissimi, un sorriso contagioso, che non li abbandona mai e che disorienta noi Occidentali….com’è possibile che questa gente che ha conosciuto l’orrore di un genocidio solo vent’anni fa, possa agire e comportarsi come se il passato si sia cancellato? E’ strano ma è così, è il carattere dei cambogiani, forse dipende anche dalla religione, il buddismo, che tutti praticano con devozione, soprattutto le persone più anziane. Ed il sorriso della gente ha colpito molto anche la Nanetta che, dall’alto dei suoi tre anni, un giorno ci ha chiesto come mai in Cambogia tutte le persone le sorridessero e la salutassero mentre nel paesiello dove viviamo le altre mamme dell’asilo fanno fatica a salutarci……….

Il nostro viaggio in Cambogia è stato anche un viaggio nella cucina cambogiana, un viaggio tra le spezie, nei mercati locali dove si trova veramente di tutto da mangiare. Diciamo subito che la cucina khmer si basa essenzialmente sul riso e sul pesce, soprattutto quello di acqua dolce. Diversamente dalla cucina vietnamita che subisce molto l’influenza della cucina cinese o da quella thai, sicuramente deliziosa, ma speziata e non adatta agli stomaci più deboli, la cucina khmer è più semplice, meno elaborata ma non per questo meno buona. Sfogliando le pagine del libro di Luu Meng, chef cambogiano che è un po’ la versione khmer del nostro Gualtiero Marchesi (oddio speriamo che Gualtiero Marchesi non se ne abbia a male), Meng definisce la cucina khmer una cucina basata sostanzialmente sull’impiego delle spezie o delle erbe aromatiche fresche: si usa lo zenzero fresco, non essiccato; si usano diversi tipi di basilico, la citronella, ma tutte queste erbe vengono lavorate da fresche.

Abbiamo percorso il paese da nord verso sud ed abbiamo visto risaie a perdita d’occhio. Pensate che un contadino cambogiano può mangiare addirittura sino ad un kilo di riso al giorno! Il riso viene semplicemente bollito e non è profumato come quello thai. Il piatto tradizionale khmer, il corrispettivo delle nostrane lasagne, è l’amok di pesce (pesce cotto insieme alla citronella ed ad un melange di spezie in una foglia di banano): ogni brava massaia cambogiana ha la sua personale versione dell’amok di pesce insomma proprio come qui da noi in ogni casa troviamo una versione diversa della lasagna…..

Ma la Cambogia è anche il paese in cui si cerca di mangiare sostanzialmente tutto quello che la natura ci offre…..ed allora perché non soddisfare il palato con del serpente fritto che l’Uomo Goloso ha coraggiosamente mangiato?


Oppure che ne dite di deliziosi spiedini di topo…di risaia naturalmente?

 

Cosa mangiano i cambogiani all’ora dell’aperitivo? L’abbiamo provato per voi, ma attenzione è un aperitivo ad alto contenuto di proteine animali……

 

E poi c’è tanta frutta e verdura ovunque, come questi giganteschi jack fruit o frutti dell’albero del pane che arrivano a pesare sino a 20 kg……

Moltissimo pesce e cucinato nelle forme più disparate: io, da brava pescivora, ho passato due settimane a mangiare pesce a pranzo e a cena….date un’occhiata a questi succulenti granchi con pepe verde di Kampot!


E poi i mercati locali sono incredibili, anche più colorati dei nostri!

 


Concludo questo lunghissimo post con una frase di Deng Ming Dao: tutto quello che vuoi sapere della vita puoi impararlo viaggiando, tutto quello che vuoi sapere delle persone, puoi impararlo stando in mezzo a loro….e noi sicuramente abbiamo imparato moltissimo e faremo tesoro di tutto quello che abbiamo vissuto trasformando le nostre esperienze in nuove opportunità di crescita…..

Don’t worry però, ritornerò con le mie ricette in settimana…datemi il tempo di organizzarmi e di digerire il jet lag!

venerdì 16 novembre 2012

Risotto stracchino e pancetta



Ultima ricetta, quella di oggi, prima della chiusura momentanea del blog per viaggio di nozze. Domani  mattina partiamo per tre settimane, lontani diverse migliaia di km e a 13 ore di aereo dall’Italia per un viaggio che ho sempre sognato di fare e che sino ad oggi non ero mai riuscita a fare. Ci portiamo dietro la nostra terribile ma adorata Nanetta che farà parlare di se anche in Oriente……
Lei ha già detto che sull’aereo chiederà alle cuoche (le hostess ha deciso che le chiama cuoche perché portano da mangiare….) di portarle la salsiccia ed il pollo: non si nota vero che è soprattutto una carnivora la cucciola di casa? Le fa onore, invece, il fatto che si sia privata di tutte, ma proprio tutte, le caramelle/lecca lecca/gelatine che ci sono in casa per metterle in una busta e portarle ai bambini laggiù. Tutto è pronto, o quasi, manca solo la mini valigia della Nanetta con i suoi libri ed i suoi giochi che l’accompagneranno in questa nostra avventura.
Quanto a me, io annoterò tutte le ricette interessanti sul mio solito quaderno goloso, farò tante foto, me ne andrò in giro per mercati e supermercati alla ricerca di ingredienti e profumi che qui in  Occidente non ci sono e cercherò di darvi notizie ogni tanto sul mio blog.

E per concludere con la ricetta di oggi, confesso che lo spunto l’ho avuto l’estate scorsa a Roma mentre ero in una pizzeria al taglio ed esitavo su quale pezzo di pizza prendermi : ho letto sul menù una pizza con stracchino, mozzarella e pancetta…..e mi sono detta che forse un bel risotto autunnale con gli stessi ingredienti, tranne la mozzarella, ci poteva anche stare…..e visto che nel mio frigo lo stracchino non manca mai ed avevo ancora della pancetta, ho imbastito un risottino. Io non ho volutamente utilizzato la mozzarella, perché secondo me l’effetto sarebbe stato “stropicciato” più che cremoso, mi sono quindi limitata allo stracchino che ha dato al mio risotto quel tocco di morbidezza che si è sposato bene con la croccantezza della pancetta.
Au revoir et a bientôt!
200 gr di riso carnaroli
80 gr di stracchino
80 gr di pancetta dolce tagliata a fiammifero
2 cucchiai di parmigiano
Brodo vegetale q.b.
Olio evo q.b.
2 dita di vino bianco
Sale q.b.
 
In un padellino fate abbrustolire la pancetta senza l'aggiunta di materia grassa. In una pentola scaldate l'olio, unite il riso, tostatelo un minuto e poi sfumatelo con il vino bianco. Proseguite la cottura tradizionale del risotto aggiungendo brodo al bisogno. A 2/3 della cottura unite la pancetta, a 3 minuti dalla fine della cottura versate anche lo stracchino e mescolate bene. Spegnete il risotto, aggiungete il parmigiano, mescolate bene e lasciate riposare il vostro risotto un paio di minuti prima di portarlo a tavola.

mercoledì 14 novembre 2012

Di castagne e di ceci


Diversi anni fa, quando ancora ero in Francia, scoprii per caso la scrittrice Simonetta Agnello Hornby, siciliana, trapiantata da decenni nella multiculturale Londra. Ho cominciato con il leggere il suo primo romanzo, La Mennulara, poi La zia marchesa ed ancora Boccamurata. Amo molto gli scrittori siciliani per l’attaccamento che dimostrano alla loro bellissima terra di origine che compare sempre, come fosse un palcoscenico, nei loro romanzi. Dei libri di Simonetta Agnello Hornby mi piace l’ambientazione, i forti personaggi femminili, con molte macchie ma senza paura; mi piace il suo modo di descrivere i personaggi e di ricreare le situazioni, insomma è una scrittrice che amo molto e che non ho mai smesso di seguire. Una mia amica mi ha prestato, prima dell’estate, il suo ultimo libro,  La cucina del buon gusto, scritto a 4 mani con Maria Rosario Lazzati: è un libro diverso dagli altri, è un libro filosofico sulla cucina, una cucina intesa come usi, costumi, tradizioni, consuetudini che ci accompagnano sin da bambini. E’ un libro che contiene ricordi tenerissimi di vita passata, profumi di vita presente e vibrazioni di vita futura….E’ un libro illuminante che mi ha insegnato che bisogna sempre riservare le cose migliori a se stessi. E’ un libro che contiene al suo interno diverse ricette: io ne avevo selezionato alcune che mi avevano particolarmente colpito per l’abbinamento inedito degli ingredienti e la crema di castagne e ceci è una di queste. Complice un weekend di tempo pessimo, ho preparato questa semplice vellutata e contrariamente a quanto mi sarei aspettata, la Nanetta ha finito la sua scodella in men che non si dica sotto gli occhi stupefatti miei e dell’Uomo Goloso.

Ingredienti:
120 gr di castagne bollite
120 gr di ceci
400 ml di brodo vegetale
Carota, cipolla, sedano per soffritto
1 foglia di alloro
Sale q.b.
Per velocizzare la preparazione di questa crema, io ho usato i ceci in scatola e le castagne bollite. In una padella con un poco di olio, fate soffriggere la carota, il sedano e la cipolla, aggiungete le castagne ed i ceci, lasciate cuocere per qualche minuto e poi unite il brodo vegetale e la foglia d’alloro: cuocete a fuoco bassissimo per 35-40 minuti circa. Aggiustate di sale, togliete la foglia di alloro e frullate il tutto. Mangiare calda. Potete anche arricchire questa crema con dell’olio aromatizzato al rosmarino, noi l’abbiamo mangiata semplice semplice e non ci è affatto dispiaciuta!

 

lunedì 12 novembre 2012

Gratin di finocchi e tonno


 
Buon lunedì a tutti! A parte il tempo orribile, il weekend è stato di tutto riposo: in realtà ne ho approfittato per fare le valigie J….infatti tra 5 giorni partiamo tutti e 3, Io, la Nanetta e l’Uomo Goloso, per un viaggio dall’altra parte del mondo. J’ai hâte d’y être! E mentre la mia mente già vaga, il corpo mi ricorda che siamo ancora qui, soprattutto oggi che mi aspetta una bella trasferta per lavoro a Firenze. So già che ritornerò a casa stasera stanca e distrutta e che la Nanetta, non appena metterò piede in casa, si attaccherà a me in modalità cozza; però la prospettiva di partire 3 settimane per un viaggio che ho sempre sognato di fare con i due amori della mia vita (oltre a mamma, papà e Mummu naturalmente!) mi rende tutto meno difficile!

Il tempo orribile del weekend mi ha spinto ad accendere il forno: avevo le olive raccolte la scorsa settimana da cuocere e ho infilato nel forno anche questo gratin di finocchi che è veramente buono.

A parte il fatto che io amo i finocchi sia cotti che crudi e che mangio in quantità industriale in questo periodo, questo gratin rappresenta un modo gustoso  per mangiare in maniera diversa e completa i finocchi: provatelo!

Per due persone
2 finocchi
150 gr di tonno sott’olio o al naturale
5 cl di latte
60 gr di groviera grattugiata
1 uovo
1 cucchiaino di semi di finocchio
Olio Evo q.b.
Sale q.b.
Pulite i finocchi, tagliateli in quarti e fateli bollire in acqua e sale. Tostate i semi di finocchio in un padellino. Sbattete l’uovo, incorporate il latte, il formaggio ed i semi di finocchio. Sminuzzate il tonno. Ungete con un filo d’olio una pirofila, disponete i finocchi, mettete il tonno e, alla fine, versate anche il composto. Infornate a 200° circa per 20 minuti. Lasciate raffreddare qualche minuto prima di consumarlo.


venerdì 9 novembre 2012

I cavolfiori e la Nanetta....


 
Come si fa a far mangiare ad una bimba di tre anni cavoli, broccoli e cavolfiori, insomma tutti quegli ortaggi che l’orto ci propone in questa stagione? E’ la domanda che mi sono fatta spesso ultimamente. Oltre alle vellutate che in casa nostra vengono preparate su base settimanale, oltre al minestrone trasformato anch’esso in vellutata, come posso avvicinare la Nanetta ai cavoli o ai cavolfiori? Lei è attualmente in una fase strana: ha scoperto che si può mangiare non solo perché si ha fame e quindi ci si deve nutrire, ma si può mangiare anche per gola, semplicemente perché un determinato alimento ci piace. Sino a qualche mese questo meccanismo non era così chiaro nella sua testa nel senso che, a volte in maniera semplice, a volte con un po’ più di difficoltà, riuscivo a farle mangiare quello che avevo preparato e, nella maggior parte dei casi, quello che avevo cucinato era anche una cosa sana….da qualche tempo invece, sarà stata forse l’estate in cui le regole e le sane abitudini vengono meno, sarà stato l’inizio della scuola materna, la furbastra ha la tendenza a “concentrarsi” solo su quello che le piace e si rifiuta caparbiamente di assaggiare le novità che porto in tavola. E’ diventata una lotta farle mangiare la frutta o la verdura….eccerto è molto più semplice bere un succo o un frullato!

Armata delle migliori intenzioni sto cercando, ogni sera, di farle capire che ci sono degli alimenti che fanno bene perché ci fanno crescere, ci consentono di andare in bagno tranquillamente, ci proteggono dalle malattie e dai raffreddori….e poi ci sono quegli alimenti “golosi” che ci piacciono tanto ma non contribuiscono molto alla nostra crescita, mi riferisco al prosciutto che lei adora (ma questa passione è nel DNA di tutti i componenti la famiglia di origine dell’Uomo Goloso…) oppure alle caramelle oppure ai succhi….e questi alimenti devono essere presi a piccole dosi….si lo so che sono all’antica però ritengo che i bambini debbano mangiare di tutto, innanzitutto gli alimenti che fanno bene alla salute e vi scrive una che è stata completamente inappetente sino all’età dello sviluppo….

Tutto questo per farvi comprendere che, all’origine di questa ricetta, c’è la mia caparbia volontà di propinare alla Nanetta  le verdure in tutte, ma dico tutte, le salse….questa pasta alla crema di cavolfiore ha lasciato “indifferente” il nostro piccolo cucciolo d’uomo mentre ha letteralmente conquistato me e l’Uomo Goloso.

250 gr di mezze maniche di kamut
200 gr di cavolfiore bianco bollito
5/6 acciughe sott’olio
3 cucchiai di panna
3 cucchiai di parmigiano grattato
Sale q.b.
Pulite il cavolfiore e bollitelo in acqua salata. Nel frullatore, mettete il cavolfiore bollito, le acciughe salate e la panna: fate andare il frullatore, se il composto dovesse risultare troppo denso, aggiungete un cucchiaio di latte. Dovrete ottenere una crema densa e corposa. Aggiustate di sale. Cuocete la pasta, scolatela e conservate da una parte un po’ di acqua di cottura che userete se la pasta dovesse risultare troppo compatta. Conditela con la crema di cavolfiore e prima di servire in tavola versate una generosa manciata di parmigiano grattugiato.

mercoledì 7 novembre 2012

Torta di cachi ed olio d’oliva


Puntuali, ad ogni autunno, arrivano i cachi dell’orto e, com’è mia abitudine, ogni anno mi invento una ricetta di utilizzo alternativo dei cachi. In questi due anni di vita del mio blog vi ho proposto dapprima una ricetta di torta a base di cachi e cacao, poi una merenda con cachi, vaniglia e cannella adattissima ai pomeriggi autunnali, poi ancora una marmellata di cachi con noce moscata ed, infine, la mia Nutella vegana che ha riscosso un grandissimo successo con la Nanetta e le nonne golosone della Nanetta. Oggi vi propongo, invece, una torta di cachi morbida, soffice che prevede naturalmente l’impiego di questi frutti dolcissimi e l’uso dell’olio d’oliva: è ottima per la prima colazione ma buona anche se accompagnata da una tazza di thé per la merenda del pomeriggio.


300 gr di farina
600 gr di polpa di cachi
150 gr di zucchero
2 uova
40 ml di olio evo
La scorza grattugiata di un limone non trattato
1 bustina di lievito per dolci
Un pizzico di sale
Recuperate la polpa dai cachi e frullatela. In una terrina mescolate bene lo zucchero e le uova, aggiungete poi l’olio continuando a mescolare. Unite poi il pizzico di sale, la scorza del limone e la polpa dei cachi. Versate poi la farina ed il lievito setacciati, mescolate bene. Mettete il composto in una tortiera ed infornate a 170° per 45 minuti circa: fate la prova dello stuzzicadenti prima di togliere dal forno.


lunedì 5 novembre 2012

Sandwich di patate


 

Buongiorno a tutti!

Com'è andato questo Ponte dei Morti? Noi abbiamo fatto taaaaante cose ma l'attività che più ha divertito il ns cucciolo d'uomo è stata la raccolta delle olive: avete visto come sono grandi le olive che abbiamo raccolto? E non ci siamo dovuti neppure spostare dal luogo in cui abitiamo per fare questa raccolta! La signora che solitamente mi fa gli orli dei vestiti ed i rammendi ha, nel suo giardino, un enorme olivo stracarico di questi deliziosi frutti: l'ha messo gentilmente a nostra disposizione e noi ne abbiamo approfittato per raccogliere un secchio di olive che abbiamo utilizzato per diversi esperimenti.....ma torniamo alla ricetta di oggi: vi ricordate della serata con Viviana Varese a cui avevo partecipato lo scorso mese di luglio? Ve ne avevo parlato in questo post. In quell’occasione abbiamo sperimentato due menù: uno estivo ed uno autunnale;  tra i piatti autunnali, questi sandwich di patate hanno riscosso un consenso unanime.

Aspettavo, però, l’arrivo di temperature più fresche per proporvi questa ricetta e subito, ai primi freddi, l’ho nuovamente testata ed immediatamente  adottata….oltre alla semplicità della preparazione, devo riconoscere che anche la Nanetta di casa l’ha trovata di suo gradimento, ragione in più per prepararla più spesso.

Per due persone
4 patate piccole
2 sottilette Cremose
25 gr di speck
1 rametto di rosmarino
½ cucchiaino di origano
Olio evo q.b.
Sale e pepe q.b.

 
Pelate le patate e fatele cuocere nella pentola a pressione per 3-4 minuti al massimo. Le patate dovranno essere appena sbollentate e rimanere un po’ dure all’interno. In alternativa, potete farle cuocere in forno a 200° per 40 minuti circa spennellandole con l’olio, un po’ di sale e di pepe, dopo aver praticato delle incisioni sul dorso delle patate. Se le passate in pentola a pressione, una volta tirate fuori, tagliatele a metà nel senso longitudinale, svuotatele e praticate delle piccole incisioni nella parte alta. Frullate l’interno delle patate con lo speck, aggiungete l’origano e riempite con questo ripieno la metà di ogni patata. Prima di richiudere il sandwich, adagiate mezza fettina di sottiletta. Chiudete, spennellate con olio ed un pizzico di sale+pepe, poi mettete in forno a 180° per 15 minuti circa; gli ultimi 5 minuti, girate il forno in modalità grill in modo che si formi la crosticina.

Prima di servire, decorate con dei piccoli rametti di rosmarino. Sono ottime calde!

mercoledì 31 ottobre 2012

Zuppa di funghi


Sono state dapprima le foglie degli alberi a diventare di mille calde tonalità, a seccarsi e poi a cadere…e poi sono arrivate le giornate ad accorciarsi dolcemente ma il caldo, lui, era sempre lì: certo meno intenso di quest’estate ma sempre caldo, soprattutto se si guardava la data sul calendario. Qualcuno, allora, ha cominciato ad invocarlo, altri hanno continuato a rifuggirlo come la peste, in ogni caso, un po’ in ritardo sul calendario, anche quest’anno è arrivato il freddo. Noi il weekend scorso abbiamo acceso il camino per la prima volta della stagione soprattutto per togliere l’umidità accumulatasi negli ultimi giorni che sono stati particolarmente bagnati da queste parte….e per scaldare le prime serate d’autunno una bella zuppa ci sta tutta. Questa poi con un assortimento di funghi, è deliziosa, non proprio dietetica, ma cosa ci importa, ai buoni propositi del nuovo anno mancano 2 mesi!


Prima di augurare un buon Ponte a tutti,  ho una breve comunicazione di servizio da farvi:
se in questo lungo ponte dei Morti siete in giro per l’italia e capitate dalle parti del lago di Garda, fate un salto a DolceCasa, uno spazio interattivo creato dai signori della Cameo per avvicinare grandi ma, soprattutto piccini, al mondo dei dolci. Un vero furgoncino dei primi del ‘900, con cui i bambini possono giocare; differenti giochi con cui interagire, contenuti animati, immagini e video ludici e giochi per scoprire tante curiosità e avere utili consigli, sono solo alcuni degli elementi che più diverteranno i bimbi. Il cuore della visita è sicuramente l’esperienza in cucina: in una grande cucina attrezzata, i piccoli ospiti vestiti con grembiule e cappello da chef imparano a mettere le “mani in pasta”. Guidati da esperti pasticceri, i bimbi percorrono un viaggio alla scoperta di tutti gli ingredienti utili per creare un golosissimo dolce fatto in casa. Suggerimenti e consigli sono alla base delle spiegazioni date dai pasticceri, così come tante utili informazioni sulla qualità del cibo e il piacere della condivisione. L’altro aspetto curioso della visita è il “viaggio” virtuale all’interno di una fetta di torta: grazie ad approfondimenti, immagini e piccoli esperimenti, i bambini potranno scoprire gli ingredienti dei dolci e le varie tappe del processo di produzione.
DolceCasa si trova a Desenzano del Garda (Bs) in Via Ugo La Malfa, 30: è facilmente raggiungibile dall’autostrada A4, uscita Desenzano del Garda. La visita in DolceCasa cameo può essere prenotata, al numero verde 800-829170 o attraverso il sito www.cameo.it.
 

Per 4 persone:

150 gr di porcini
250 gr di funghi misti (chiodini, pleos, champignon de Paris)
1 scalogno
Brodo vegetale q.b. (calcolate circa 800 ml)
40 gr di burro
3 tuorli d’uovo
5 cucchiai di panna liquida da cucina
3 cucchiai di farina (all’occorrenza aggiungere un cucchiaio)
2 cucchiaini di succo di limone
Prezzemolo q.b.
Sale e pepe q.b.
Pulite i funghi e tagliateli a cubetti; in una padella fate rosolare nel burro lo scalogno, unite i funghi e mescolate di tanto in tanto. Aggiungete la farina e poi il brodo continuando a mescolare per evitare che si formino i grumi. A parte, in una terrina, mescolate i tuorli con la panna e versate il composto nella crema di funghi, continuate la cottura ancora per 4-5 minuti, prima di spegnere aggiungete il succo del limone ed il prezzemolo sminuzzato. Servite calda.

lunedì 29 ottobre 2012

In giro per….radici


 
Abbiamo sfidato il maltempo ma, soprattutto, le temperature improvvisamente rigide; abbiamo preso la macchina e siamo partiti per gustare queste famose radici che da 40 anni sono le protagoniste assolute della Sagra delle Radici che si svolge a Soncino la quarta domenica di ottobre.  
 

Ma cosa sono queste radici amare?

 

Dalla forma simile ad una carota, le radici di Soncino appartengono alla famiglia delle Composite, di cui fanno parte anche altri tipi di insalate. Vengono raccolte in questo periodo per giungere sulle tavole dei buongustai di tutta Italia e d’Europa.

 

Ho appreso che queste radici si consumano come una verdura ma fanno bene come una medicina: sono, infatti, un depurativo eccezionale contenente inulina, che produce benefici effetti sull’intestino e sul sangue. Le radici, oltre ad essere un buon contorno ricco di vitamine, attraverso la funzione clorofilliana delle foglie, producono una miscela di glucosio, fruttosio e saccarosio.

E poi si possono gustare in mille modi diversi. Ho visto delle radici sott’olio, una marmellata di radici, una grappa di radici, del vino dolce alle radici e, addirittura, un miele di radici o un caffè di radici che, manco a dirlo, è molto apprezzato dai nostri cugini d’Oltralpe……

La ricetta classica delle  radici lessate prevede che si raschino e si taglino a pezzetti o rotelline, si fanno cuocere, per circa 15 minuti, in acqua bollente con un po’ di aceto e sale. Vanno scolate e condite con un po’ di olio e limone; si può aggiungere, a piacere, del prezzemolo o dell’aglio tritato.

Ma sono deliziose anche gratinate oppure in camicia, insomma sono buone e fanno bene….cosa volere di più!

Vi lascio qualche foto della mia giornata di ieri.
 

 

E alla sagra delle radici abbiamo potuto apprezzare e gustare altre specialità locali: salami e cotechini nostrani ma, inaspettatamente, anche kiwi rigorosamente bio che mi sono affrettata a comperare….bella giornata in un borgo di rara bellezza dove torneremo sicuramente visto che la pioggia di ieri non ci ha consentito di girare molto.

Buona settimana corta a voi :-))))

giovedì 25 ottobre 2012

Torta di riso e ricotta


Continuano i miei esperimenti di dolci preparati con la ricotta; dopo la torta di ricotta e fragole, quella di cioccolato, ricotta e nocciole, eccovi una torta che abbina due ingredienti che CI piacciono molto: il riso e la ricotta, il riso all’Uomo Goloso, la ricotta a me……con questa torta ho cercato di trovare un compromesso tra il mio desiderio di mangiare una torta morbidosa e la legittima fantasia dell’Uomo goloso di un dolce a base di riso che non fosse il riso al latte…..eccolo accontentato con questa torta che mette tutti i membri della nostra famiglia d’accordo…e sì perché non pensate che la Nanetta non abbia voce in capitolo in fatto alimentare, anzi la maggior parte delle volte, all’origine dei miei esperimenti in cucina, c’è proprio lei e c’è il mio desiderio di mamma di farla mangiare in modo equilibrato. In questa ricetta, poi, ho frullato tutti gli ingredienti con l’obiettivo di rendere la torta più invitante proprio per lei…..
Anche se è giovedì, buon weekend a tutti! Io, se il tempo CI assiste, sono di sagre……..ma questo è un altro discorso e vi aggiornerò la settimana prossima!

 
200 ml di latte
150 gr di riso
180 gr di zucchero
400 gr di ricotta
3 uova
1 pizzico di sale
Mescolate 400 ml di acqua con il latte ed un pizzico di sale: mettete sul fuoco ed aggiungete il riso. Fate cuocere il riso nell’acqua-latte sino a quando il liquido non si sarà assorbito completamente. Unite poi lo zucchero, mescolatelo e lasciate che il composto si raffreddi. Mettete il composto nel frullatore, frullatelo bene poi aggiungete la ricotta e le uova. Frullate bene il tutto, riempite una tortiera per crostate o per cake, infornate a 170° per 35 minuti. Lasciate raffreddare prima di servire.

Volendo potete aggiungere nell'impasto l'uvetta oppure la vaniglia o, ancora, la cannella: io sono andata su di una versione semplice, standard ma voi fate lavorare la fantasia!

mercoledì 24 ottobre 2012

Il Gambero Rosso va a Milano


Sono finiti ed archiviati i tempi della Milano da bere, ora c’è la Milano da mangiare! E’ quanto si apprende sfogliando le pagine della ventesima guida Gambero Rosso 2013 sulla città meneghina. Ed il dinamismo di Milano si nota soprattutto nell’ambito della gastronomia con ristoranti al passo con i tempi e le mode, flessibili nelle formule, originali nelle loro proposte e, soprattutto, attenti alla qualità.  Mi è piaciuto molto e mi ha molto divertito sfogliare l’edizione della guida Gambero Rosso su Milano perché accanto ai nomi altisonanti e blasonati conosciuti da tutti, si trovano soprattutto una miriade di tavole interessanti, dai mille volti e dall’indiscussa originalità. Accanto ai migliori ristoranti della città, sono segnalate le migliori trattorie, i quartieri golosi di Milano che permettono di fare un viaggio da gourmet in ogni angolo della città, i posti dove vale la pena passare per l’aperitivo o quelli dove fermarsi per una pausa golosa. Personalmente ho trovato molto ben fatta tutta la sezione dedicata ai luoghi del mangiare o del bere situati fuori Milano: chi come me abita nell’hinterland milanese,  non ha sempre voglia di andare su Milano per poter mangiare bene ed allora questa sezione è ben strutturata con proposte e suggerimenti che spaziano su tutta la provincia di Milano e con delle puntate anche nelle province lombarde limitrofe. L’altra sezione che ho apprezzato è quella dedicata ai negozi dove poter comperare o approvvigionarsi senza dover fare ogni volta la caccia al tesoro per trovare quel particolare prodotto. Vengono segnalate panetterie, macellerie, drogherie, insomma tutti quei templi dell’eccellenza lombarda in materia gastronomica. A me e all’Uomo Goloso è piaciuta molto questa guida tanto che abbiamo deciso di tenerla sempre in macchina insieme ad una cartina di Milano  e a quella della Lombardia perché ci accompagni nelle nostre escursioni mangerecce. L'unico appunto che possiamo farle è di non avere purtroppo una sezione dedicata alla ristorazione per bambini....

lunedì 22 ottobre 2012

Scialatielli con pomodorini, pangrattato saporito e calamari

 









Buon lunedì a tutti!
Com’è andato il vostro weekend? Il mio benissimo….Oddio un po’ stancante perché la gita domenicale a Mantova non è stata poi di tutto riposo e le riunioni del parentado dell’Uomo Goloso assomigliano molto a quei raduni “meridionali” con 350 parenti, molta confusione, troppo cibo e tante chiacchiere….Comunque il tempo ci assistito, ho scattato delle belle foto della natura vestita con i colori dell’autunno e della Nanetta alle prese con i cugini e con gli animali dell’agriturismo….E poi ho mangiato di gusto due piatti di agnoli in brodo fatti in casa divini! Mentre l'Uomo Goloso ha gradito molto le tagliatelle con ragù di anatra e pancetta.......

...e dopo questi souvernir gastronomici, oggi ricettina del riciclo, mi spiego meglio: avevo preparato la settimana scorsa dei calamari ripieni e non ho utilizzato, all’interno del ripieno, i ciuffetti dei calamari che ho conservato invece nel frigo…..poi ho recuperato gli ultimissimissimi pomodorini dell’orto ed ho pensato che forse una ricetta dal sapore vagamente estivo ci poteva ancora stare….eccovi spiegato il senso della ricetta del riciclo: con quello che si ha in dispensa, nel frigorifero o nel freezer aguzziamo l’ingegno, sviluppiamo la nostra creatività in cucina per dare vita a delle ricette sane, saporite, anticrisi….…è quello che ho fatto io J


250 gr di scialatielli
200 gr di ciuffetti di calamari
200 gr di pomodorini canditi
2 cucchiai di pangrattato
2 cucchiai scarsi di parmigiano
1 spicchio di aglio
Olio evo q.b.
2 dita di vino bianco secco
Sale e pepe q.b.
In una padella fate scaldare un filo di olio, unite lo spicchio d’aglio e poi i ciuffetti di calamari che avrete tritato. Cuocete il tutto 3-4 minuti, aggiungete il vino bianco secco e proseguite la  cottura sino a quando la parte alcolica del vino non sarà evaporata; aggiustate di sale e pepe. Nel frattempo lavate e tagliate in due i pomodorini, disponeteli sulla teglia da forno con un filo di olio, una spolverata di sale, pepe ed un pizzico di zucchero. Lasciateli appassire nel forno a 150° per un’ora circa (se volete la ricetta completa dei miei datterini canditi la trovate qui). Mescolate due cucchiai di pangrattato con due cucchiai di parmigiano grattugiato. Cuocete la pasta, scolatela e conditela con i ciuffetti di calamari, i pomodori canditi ed il pangrattato saporito. Servite in tavola caldi.


 

venerdì 19 ottobre 2012

La caponata di zucca di Ambra……



Per questa ricetta devo ringraziare la mia collega Ambra che me l’ha suggerita: onestamente da una siciliana doc non mi sarei mai aspettata un piatto a base di zucca. Saranno i pregiudizi insiti in ognuno di noi, ma quando Ambra mi ha detto che aveva una ricetta buonissima a base di zucca l’ho guardata strana: chessò da lei mi sarei aspettata un piatto a base di pesce spada o di ragusano o, ancora, di capperi ma la zucca proprio no J…..ed è quindi con un pizzico di curiosità che ho recuperato questa sua ricetta che lei chiama zucca in agrodolce, ma che io ribattezzato caponata di zucca proprio per rendere omaggio alle sue inequivocabili origini…..premesso che amo la zucca, in tutti i modi, questo piatto è uno di quelli che definirei senz’altro sfiziosi.
Buon weekend a tutti! Quanto a me, per restare sempre in tema di zucca, io me ne vado a Mantova…chissà che non riesca a mangiare un bel piatto di tortelli di zucca ;-)!!!!!

500 gr di zucca
1 spicchio di aglio
Farina q.b.
3 cucchiai di olive taggiasche
½ bicchiere scarso di aceto (poi dipende dal tipo di aceto che avete, se è troppo forte, la dose va diminuita)
1 cucchiaio scarso di zucchero
Origano q.b.
Olio arachidi q.b.
Sale q.b.

Tagliate la zucca a fettine, lavatela ed asciugatela, infarinatela e friggetela appena con l’olio di arachidi.
In una padella fate scaldare un po’ di olio, unite lo spicchio d’aglio le olive taggiasche, fate rosolare un paio di minuti, poi aggiungete l’aceto e lo zucchero, fate evaporare ed unite la zucca che avrete messo da parte. Finite la cottura della zucca affinché il tutto si amalgami bene. Prima di spegnere versate l’origano, mescolate il tutto e servite in tavola la vostra caponata calda.