giovedì 31 marzo 2011

Profumi dal forno: giambella variegata.....


Profumi dal forno: è questo il titolo del nuovo libro di Omar Busi, pasticcere e mastro cioccolataio che ho avuto modo di conoscere nella serata di presentazione della sua ultima fatica organizzata da Reed Gourmet.
Lo dico subito a scanso di equivoci: non è stata la classica presentazione di un libro in cui l'autore sta dietro il tavolo e si limita a firmare autografi e dediche sul proprio libro.
In questo caso, Omar era "dietro ai fornelli" o meglio "davanti al forno" e oltre ad illustrarci passo per passo due ricette tratte dal suo libro, ci ha dato tanti spunti, consigli, astuzie da declinare in cucina ed in pasticceria. Lo sapevate ad esempio, che esistono due metodi per fare frolla? Uno italiano e l'altro francese (e sì sti francesi devono fare tutto al contrario ;-))) oppure che della vaniglia non si butta via nulla (un pò come il maiale oserei dire!) e che si può fare un ottimo zucchero a velo vanigliato homemade semplicemente immergendo il baccello di vaniglia nello zucchero a velo per qualche giorno? Questi sono solo un paio di esempi dei segreti rivelati da Omar. Ora veniamo però alla ricetta: la giambella variegata.
La giambella non è niente altro che la ciambella versione emiliana e difatti questa sua ricetta ha ottenuto il marchio di qualità dall'Assessorato all'Agricoltura della provincia di Bologna che promuove le eccellenze della tipicità felsinea. Però invece di proporcela nella classica forma rotonda, Omar ha utilizzato la moule à cake ovvero lo stampo per i plumcake: il risultato (delizioso) è identico.
Due cose da segnalare prima di passare alla ricetta.
Se passate questo weekend da Piazza dei Mercanti a Milano, troverete Omar Busi che si "esibisce" con le sue creazioni cioccolatose....e se invece, con l'arrivo della bella stagione, vi capita di fare un giro a Pieve di Cento (BO), allora fate un pit stop presso la sua pasticceria.



Ingredienti
Per l'impasto bianco:
175 gr di zucchero semolato
250 gr di farina
90 gr di burro
100 gr di uova (3 uova circa)
125 gr di latte alta qualità
12,5 gr di lievito Pan degli Angeli
un pizzico di sale
1/2 baccello di vaniglia


Per l'impasto nero:
250 gr di impasto bianco
20 gr di cacao in polvere
50 gr di uova (1 uovo circa)
25 gr di latte alta qualità


Se disponete di una planetaria, lo "sporco lavoro" lo farà la macchina....Se, invece, mancate di planetaria come circa l'80% della popolazione italiana allora vi tocca usare l'olio di gomito......Montate il burro con lo zucchero sino a quando il composto non avrà assunto un colore biancastro, poi aggiungete le uova una alla volta. Attenzione: a questo punto potrebbe sopraggiungere un attacco di panico misto ad ansia perché vedrete che il composto tenderà a sgranarsi....pas de problèmes, fa parte del gioco. Mettete metà del peso della farina e continuate ad impastare, vedrete che la farina assorbirà i liquidi in eccesso. A questo punto aggiungete il latte sempre continuando ad impastare. Alla fine aggiungete quello che resta della farina, il pizzico di sale, il lievito e la vaniglia.
Per l'impasto nero, prelevate 250 gr di impasto bianco, aggiungete l'uovo, poi il latte ed alla fine il cacao.
Come vi scrivevo sopra, potete utilizzare sia uno stampo circolare oppure  una moule à cake = uno stampo da plumcake.
Per ottenere l'effetto variegato, marbré, riempite lo stampo, preventivamente unto, di 2/3 alternando lo strato bianco a quello nero: immergete uno stuzzicadenti nell'impasto e muovetelo delicamente in modo che i due impasti si mescolino. Infornate in forno ventilato a 175° per 40 minuti circa. Vale sempre il classico metodo della nonna per vedere se il dolce è cotto: infilate uno stuzzicadenti lungo nel dolce, se esce asciutto, allora spicciatevi a tirare fuori il dolce dal forno. Lasciate raffreddare e servite. Noi l'abbiamo gustato accompagnato da un ottimo zabaione e spolverato di zucchero a velo, ma voi potete anche sbizzarrirvi con gli accompagnamenti.

martedì 29 marzo 2011

Muffin salati di barbabietola con cuore di provolone fondente





La barbabietola: questa sconosciuta......Prima della mia lunga permanenza in Francia, io la barbabietola non l'avevo mai assaggiata e non mi vergogno neppure a confessarlo. Sapevo della sua esistenza per averla studiata alle scuole elementari. 

lunedì 28 marzo 2011

Omaggio alla Sardegna (episodio 2): maialino al mirto


Vi ho già scritto, in un altro post, come mi piaccia la cucina sarda perché è semplice, non elaborata, utilizza materie prime facilmente reperibili (soprattutto i carciofi ;-))))) e fa largo uso di erbe aromatiche (maggiorana, mirto, timo, ecc.). La ricetta di oggi, poi, è una di quelle che tutti possono fare ed è super light perché la carne si cuoce da sola, a bassa temperatura, quasi ve la dimenticherete nel forno, e rimarrà però molto tenera: solo alla fine della cottura  si aggiunge un filo d'olio. Inoltre, visto che la Pasqua si avvicina, è anche una ricetta da proporre per il pranzo di Pasqua: al posto del maialino, potrete benissimo utilizzare l'agnello arrosto (in questo caso per 4 persone utilizzerete 1/2 agnello).  

Ingredienti per 4 persone

cosciotto di maialino oppure spalla di suino (calcolate almeno 800 gr- 1kg perché c'è sempre la cotenna e la parte grassa da togliere)
rametti di timo q.b.
sale fino q.b.
olio EVO q.b.

Mettete il maialino in una padella con l'olio e rosolate per 5-6 minuti a fuoco vivace sino a quando non si forma la crosticina.
In una teglia da forno disponete i rami di mirto ed adagiateci sopra il maialino, dopo averlo salato. Mettetelo in forno ad una temperatura di 120°: ogni 15 minuti aumentate la temperatura di 10 gradi. Complessivamente il maialino dovrà rimanere in forno per un'ora e mezza: alla fine della cottura dovrete aver raggiunto la temperatura di 180°. A metà cottura rigirate il maialino, mentre a cottura quasi ultimata aggiungete un filo d'olio e rimettete nel forno. Fate riposare 5 minuti nel forno e servite tagliato a pezzi piuttosto grossi.

venerdì 25 marzo 2011

Polpo in insalata con finocchi e sedano


E' venerdì quindi pesce. Oggi ricetta easy easy e post altrettanto easy perché devo scappare all'autodromo di Monza.....no, non corro con le macchine (mi ci manca solo questo....), corro già abbastanza come mamma-blogger-lavoratrice: è che questo weekend ripartono i campionati sportivi di Renault Sport Italia e soprattutto, fa il suo debutto in pista un nuovo campionato destinato ai più giovani, la Formula Alps, che vede schierate vetture monoposto a ruote scoperte....ed io sono a Monza a dare una mano ai miei ex-colleghi della Promozione Sportiva Renault. E se nel weekend il tempo è bello, fatevi un giro da queste parte perché oltre all'autodromo, c'è un bel parco che si presta bene a delle passeggiate, visto che oramai la primavera è già arrivata.

La ricetta di oggi poi, è una di quelle che ci proiettano già nella bella stagione, perché a parte il polpo, tutti gli altri ingredienti non hanno bisogno di essere cotti, peccato solo che d'estate il finocchio sia introvabile e che sostituirlo con le carote non produce lo stesso risultato.

Ingredienti per 4 persone

700 gr di polpo
un finocchio piccolo
un sedano (utilizzare solo le coste)
olive nere
olio EVO
timo citriodoro o timo tout court
succo di 1 limone
sale, pepe q.b.

Se avete una pescheria di fiducia sarebbe meglio che vi facessero la gentilezza di pulirvi il polpo; bisogna infatti togliere la pelle e gli occhi e risciacquarli con cura. Poi bollitelo per almeno mezz'ora se si tratta di un polpo di piccole dimensioni. L'alternativa sarebbe di comperare il polpo intero ma surgelato e di procedere alla cottura......vedete voi. Dopo la cottura, fatelo raffreddare e tagliatelo a pezzi. 
Tagliate ugualmente a fettine sottili il finocchio ed il sedano, affettate le olive e lasciatene alcune intere. In un'insalatiera mescolate il polpo, i finocchi, il sedano e le olive. In una terrina preparate un'emulsione con olio, succo di limone, timo, sale e pepe: mescolate perché gli elementi si mescolino bene ed aggiungete al polpo & C. Io in genere preparo questa insalata il giorno prima così il polpo ha modo di insaporirsi per bene e poi la servo a temperatura ambiente, la tiro fuori circa un'ora prima di mangiare perché se è troppo fredda i sapori non sono gli stessi, mi sembrano alterati. Buon weekend!

giovedì 24 marzo 2011

Le Giornate Fai nella Martesana



Quello delle giornate di primavera del FAI è diventato un appuntamento ricorrente per tutti e quest'anno oramai ci siamo quasi: sabato 26 e domenica 27 marzo ci sarà l'apertura straordinaria di ben 660 monumenti in tutte le regioni italiane. Per maggiori informazioni sui monumenti aperti andate sul sito http://www.giornatafai.it/.

Quest'anno però il Gruppo FAI della Martesana,  insediatosi da poco, ha inserito nell'ambito delle Giornate FAI di Primavera, un paese della Martesana: Bussero. In queste giornate sarà possibile visitare tre ville aperte per l'occasione all'interno delle quali seguire itinerari curiosi ed insoliti. L’antico granaio di Villa Radaelli ospiterà il Museo della Memoria contadina; a Villa Casnati, grazie alla collaborazione con i produttori locali, si potranno apprezzare specialità rigorosamente a kilometro zero, ma la sorpresa della giornata di Primavera FAI sarà rappresentata dalla terza tappa del percorso che ha come protagonista un gioiello storico ed architettonico di Bussero: la Villa Sioli Legnani, per la prima volta aperta al pubblico. Si potrà così visitare la corte d’onore, il salone centrale ed il parco romantico progettato a metà del XIX secolo dall’architetto Giuseppe Balzaretto, già autore, negli stessi anni e per conto del governo austriaco, dei giardini pubblici di Milano. Non mancate di dare un'occhiata anche al salone centrale della villa che ospita un quadro con la rappresentazione dell’ingresso trionfale del generale Pino a Milano dopo la vittoria napoleonica sui Prussiani e Russi nel 1807....insomma anche qui una testimonianza dei 150 anni dell'Unità d'Italia.


Per i lettori milanesi interessati, sappiate che Bussero è facilmente raggiungibile con la linea 2 della Metropolitana, con la pista ciclabile che affianca il Naviglio Martesana oppure con la SS 11 Padana superiore.

E poi visto che un pò di sana pubblicità non guasta mai, ho fatto un paio di interviste nei giorni scorsi, se volete le potete trovare seguendo questi link: http://www.ciaocomoradio.it/index.php?option=com_content&task=view&id=2308&Itemid=52
e qui http://www.moglialunga.it/lifestyle/quaderni_golosi.html

mercoledì 23 marzo 2011

Quando il gorgonzola che scappa incontra il riso venere.....



All'ultima edizione di Identità Golose nel gennaio scorso, la regione all'onore nel 2011 era il Piemonte. Lo spazio allestito era molto interessante, perché oltre a proporre la degustazione di specialità alimentari piemontesi, si aveva la possibilità di parlare di cibo con i produttori ed i ristoratori locali.
Io ho chiesto un pò di informazioni e di spiegazioni sul riso venere: me ne hanno regalato un sacchetto da un kilo e, oltre alla ricetta con i chiodini ed i finferli che vi ho suggerito qualche settimana fa, ero a corto di idee, non riuscivo ad abbinarlo con altri ingredienti. Parlando proprio con un produttore locale, mi si è aperto un mondo di sapori: mi ha dato infatti un paio di dritte sui modi di preparazione del riso venere a cui proprio non avevo pensato. Una di queste ricette, semplicissima per altro, consiste in un riso venere mantecato con burro e salvia accompagnato da una salsa di gorgonzola dolce. Ora l'altro giorno nel fare la spesa alla mia solita cascina, c'era un pezzo di gorgonzola "da sturbo" (come si direbbe a Roma): moelleux, fondente, corposo e grasso al punto giusto che solo a guardarlo mi si sono messi in moto i succhi gastrici (tengo a precisare che erano da poco passate le 9 di mattina...). La signora della cascina mi ha poi invitato a comperarlo dicendomi: "signora, non ce l'abbiamo sempre il gorgonzola che scappa, quindi ne approfitti questa volta!"....Il gorgonzola che scappa?- ho chiesto io! Ed ho così appreso che si utilizza questa espressione quando si ha di fronte un gorgonzola eccezionalmente morbido, cremoso, quasi che volesse scappare dalla sua forma....e allora che vi devo dire: beccatevi questa ricettina che certo non è light ma vero è che si vive una volta sola, e forse non avere mai gustato il gorgonzola che scappa è un vero peccato :-)))

Ingredienti (x 2)
200 gr di riso venere
1 lt brodo vegetale
50 gr burro
una decina di foglie di salvia
100 gr di gorgonzola dolce
1/2 bicchiere di latte
sale e pepe q.b.

Fate cuocere il riso venere nel brodo vegetale, in alternativa potete utilizzare semplicemente dell'acqua. In una padella sciogliete a fuoco lento il burro e la salvia. In un tegamino fate sciogliere, sempre a fuoco lento, il gorgonzola con il latte: non mettete tutto il latte, dosatelo, deve risultare una cremina di media corposità, non troppo liquida ma neppure troppo solida.
Il riso venere deve cuocere almeno 40 minuti: assaggiatelo prima di scolarlo perché rischiate che sia troppo duro. Scolate il riso e mantecatelo con il burro e la salvia. Mettetelo in piatto e versate la salsina di gorgonzola dolce.

martedì 22 marzo 2011

L'Artusi illustrato si mette in mostra..........

Credits: Pellegrino Artusi a fumetti

Avete presente Pellegrino Artusi? Si, colui che ha scritto “La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene”, che ha costituito un vero e proprio spartiacque nella cultura gastronomica italiana? Colui che forse più degli statisti stessi ha contribuito all'unificazione dello stivale ma a tavola questa volta!
Ecco quest'anno ricorre il centenario della morte che, guarda caso, coincide con il centocinquantenario dell’Unità d'Italia e per celebrare degnamente questa ricorrenza si è deciso di ri-pubblicare un'edizione del celeberrimo ricettario illustrata da Alberto Rebori, illustratore e disegnatore di fumetti di lungo corso, ligure di nascita, milanese d'adozione.  Quest'opera ha dato così vita ad una mostra, inauguratasi il 13 marzo scorso, a Cesano Boscone.

Credits: Pellegrino Artusi a fumetti
L’idea di partenza è stata quella di associare alle tante ricette contenute nell'opera dell'Artusi, personaggi ispirati direttamente al mondo dei fumetti: troviamo quindi la natura e gli animali che si animano e vivono una vita propria, ribellandosi spesso al destino di finire in padella e quindi nei piatti in tavola. Due gli elementi che caratterizzano questa interpretazione del ricettario dell'Artusi: la fedeltà al testo a cui si contrappone però una grande libertà grafica frutto della matita e della creatività di Alberto Rebori.

Credits: Pellegrino Artusi a fumetti
 
Il libro, edito da Corraini di Mantova, presenta un susseguirsi di illustrazioni in bianco e nero, piccole e grandi, accanto a queste troviamo 35 tavole a fumetti, come quelle che vedete nelle foto. Tutto questo e qualche altra chicca ancora fa parte della mostra, iniziata il 13 marzo scorso ed aperta sino al 10 aprile prossimo, realizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Cesano Boscone. La mostra anticipa tutte le celebrazioni artusiane previste in Italia nel corso dell’intero anno e rappresenta nel contempo un approccio gastronomico al centocinquantenario soffuso della poetica ironia di Alberto Rebori.
Credits: Pellegrino Artusi a fumetti

L’iniziativa si colloca all’interno della seconda edizione di Cibo di carta, che si propone di raccontare ogni anno, tra la provincia di Milano e Lodi, cinque diverse storie del cibo in Italia attraverso libri e carte illustrati.

INFO
Date apertura mostra: 13 marzo- 10 aprile 2011 (Villa Marazzi, Via Dante Alighieri, 47- Cesano Boscone)
Orari: da lunedì a venerdì ore 17.00–19.00; sabato e domenica ore 10.00–12.00 e 16.00–18.00.

lunedì 21 marzo 2011

Insalata (salata) di arance ed olive




Ben arrivata primavera! Era ora, aggiungerei io, perché dopo un inverno non particolarmente rigido ma lunghissimo ed interminabile, costellato da influenze più o meno gravi, un pò di sole e qualche spicchio di cielo sereno, tira su il morale e ci dice che siamo finalmente fuori dal tunnel. E per mostrarvi che, nonostante tutto, la natura è prossima al risveglio ed i colori sono lì lì per esplodere, qualche foto del mio giardino che, dopo le amorevoli cure elargite in autunno ed il letargo dell'inverno, è pronto a "risorgere".





Quindi anche la ricetta di oggi sarà all'insegna della leggerezza e della freschezza in omaggio alla nuova stagione che arriva. E' un'insalata che io faccio spesso sino a quando ci sono le arance perché la considero digestiva e molto efficace per "lavare" la bocca, dopo un pasto abbondante oppure dopo aver mangiato della carne o del pesce. Inoltre, il connubio tra il dolce delle arance (in questo periodo, poi, le arance tardive sono particolarmente dolci) ed il salato delle olive, unitamente all'aroma dell'aglio nel complesso è molto equilibrato, senza trascurare il fatto che con questa insalata si assume una buona dose di vitamina C.








Ingredienti per 2 persone


5 arance tardive di medie dimensioni
3 spicchi di aglio
una manciata di olive nere (le olive Kelemata sono l'ideale, io ci ho messo quelle di Gaeta perché le altre non le avevo)
olio EVO
sale e pepe q.b.


Sbucciate le arance e tagliatele a cubetti, mettetele in una ciotola. Sbucciate ugualmente gli spicchi d'aglio e fateli in pezzi abbastanza grandi in modo da poterli togliere facilmente se non li volete. Aggiungete la manciata di olive, l'olio, il sale ed il pepe. Lasciate le arance macerare nella ciotola insieme agli altri ingredienti per qualche ora: servite l'insalata a temperatura ambiente.

giovedì 17 marzo 2011

AUGURI ITALIA!


E' vero sono nazionalista e non lo nascondo, anzi ne faccio un vanto: provate voi a vivere 7 anni in un paese, la Francia, profondamente sciovinista....io che ero partita dall'Italia malata di esterofilia, sono diventata con l'andar del tempo, nazionalista, più italiana degli italiani che vivevano in Italia, perché succede sempre così a chi vive per molto all'estero.....Oggi, giorno della celebrazione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia, non poteva mancare un mio post sul tema: non vi proporrò l'ennesima ricetta biancorossoverde (il web pullula di questo genere di ricette), piuttosto aggirandomi in rete ho scoperto che molte aziende hanno reso omaggio a questa importante celebrazione con delle edizioni limitate di prodotti che usiamo tutti i giorni. Eccovi quindi una piccola lista :


Credits: Ferrero


Avete presente le Tic Tac, le mentine per eccellenza, ebbene anche loro si sono vestite a festa ed indossano i panni del Tricolore per un'edizione limitata. Nella scatolina da 100 confetti, c'è il gusto orange (confetto bianco), il lime (confetto verde) ed il cherry (confetto rosso). 

La città di Torino ha voluto rendere omaggio all'Unità d'Italia e lo ha fatto in modo dolcissimo creando un panettone che si chiama Camillo, come il conte di Cavour che tanto si adoperò per portare a termine l'Unità Italiana. Questo panettone è in vendita, a Torino, presso il panificio Perino definito da Reed Gourmet il miglior panificio del 2010, a poche centinaia di metri dal primo Parlamento italiano. Gli ingredienti sono 100% piemontesi: mele di Cavour, nocciole Piemonte Igp, cioccolato di Torino e marron glacé della Val di Susa.

Sempre in tema di dolcezze, Lazzaroni, celebre marchio di pasticceria, celebra questo evento con una latta, prodotta in soli 1861+2011= 3872 esemplari che contiene la classica pasticceria assortita: amaretti di Saronno, velieri, fior di frutta, wafer al cioccolato e altre tipologie di pasticcini.


Per i vegetariani poi, il marchio Dimmi di Si propone l'insalata del Tricolore, sfizioso melange di valeriana, riccia e radicchio rosso, disponibile sul mercato dai primi di marzo e per tutto il 2011.


E per chiudere il pasto in bellezza, Lavazza, altro noto marchio piemontese, lancia la tazzina tricolore in vendita nei punti vendita della città di Torino, compresi gli esercizi di Venaria e Officine Grandi Riparazioni, e presso i due official store Italia 150.

E se dopo pranzo il tempo si rimette (qui è tutto grigio....) e volete portare il pupo a fare una passeggiatina, allora non dimenticate questo splendido passeggino tricolore, anch'esso in limited edition della Brevi :-)))))))

AUGURI ITALIA!

PS: avete visto ieri sera lo show per celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia? Presentato e condotto da Pippo Baudo e Bruno Vespa? Scusate ma cos'è? Il nuovo che avanza? Mandiamoli in pensione (anche perché in due fanno più di 150 ) e diamo spazio ad una ventata di aria fresca ;-))))

mercoledì 16 marzo 2011

Composta di ananas e datteri (à la vanille)


Eccola, di nuovo lei, la mitica Christine Ferber, e questa è un'altra delle sue meravigliose ricette: la composta di ananas e datteri alla vaniglia. Con questa composta ho fatto finalmente fuori quei datteri che giacevano nella dispensa da Natale: non so se capita anche a voi, ma ci sono degli alimenti che siete abituati a mangiare solo in quel periodo dell'anno e magari in concomintanza con dei momenti particolari e, mentalmente, vi rifiutate di mangiarli in un qualsiasi altro momento dell'anno....A me capita con i datteri: ora nel periodo delle feste natalizie, li compero e mi faccio anche una discreta abbuffata ma se poi, disgraziatamente, superata la Befana, rimane una mezza confezione di datteri aperta, è la catastrofe: li trascino stancamente sino alla Pasqua per poi accorgermi che sono tutti rinsecchiti ed allora prendono inesorabilmente la strada dell'archivio verticale= secchio della spazzatura! E' più forte di me, passato l'attimo festivo, non riesco a mangiare i datteri, ed è un vero peccato perché sono dei frutti che fanno veramente bene all'organismo, però mi succede così...quindi ho accolto come una specie di liberazione questa ricetta perché inaspettatamente mi ha permesso di utilizzare i miei datteri!


Ingredienti:

1 kg di ananas già sbucciato
80 gr di zucchero
200 gr di datteri
succo di limone piccolo
5 cl di rhum
2 bacche di vaniglia

Aprite i datteri in due e togliete il nocciolo. Pulite l'ananas, tagliatelo in quattro nel senso della lunghezza ed eliminate la parte centrale, legnosa, poi tagliatelo a fettine.
In una pentola mescolate bene l'ananas, i datteri, lo zucchero, il succo di limone e le bacche di vaniglia che avrete inciso nel senso della lunghezza. Portate ad ebollizione: il composto deve cominciare a bollire piano piano, a quel punto spegnete e versate il tutto in un'insalatiera; coprite bene con della carta forno e tenete al fresco per una notte.
L'indomani mettete il composto nuovamente nella pentola e lasciate cuocere a fuoco lento sino a quando non cominci a bollire: schiumate ripetutamente se necessario. Alzate il fuoco e mantenetelo vivo per 15 minuti circa continuando a girare. Recuperate le bacche di vaniglia e mettetele da parte, la marmellata deve continuare a bollire, versate il rhum, lasciate evaporare la parte alcolica. Spegnete e versate nei barattoli di vetro: in ogni barattolo inserite come decorazione la bacca di vaniglia. Chiudete i barattoli e conservate la marmellata in un luogo buio. Questa composta è buonissima con lo yogurt bianco, magro e non zuccherato.

martedì 15 marzo 2011

Vive les fromages!


Non voglio aprire in questa sede una polemica - che sarebbe infinita del resto- tra i formaggi italiani e quelli francesi: dico solo che entrambi sono deliziosi pur nella loro estrema diversità. Allora fatta questa doverosa premessa, vi segnalo l'iniziativa Evviva les fromages, giunta alla sua seconda edizione e promossa dal CNIEL - Centre National Interprofessionnel de l'Economie Laitière con l’obiettivo di informare i consumatori europei sulle differenti varietà di formaggi francesi. In poche parole si vuole promuovere la conoscenza dei formaggi francesi attraverso un tour gastronomico che prenderà vita a Roma e a Milano nelle prossime settimane. Grazie alla partnership con i siti Internet di Milanodabere.it e Menudiroma.com in alcuni locali di Roma e Milano saranno organizzati eventi gastronomici che consentiranno di avvicinare amanti del buon cibo oppure solo curiosi ai formaggi d'Oltralpe. Se vi viene voglia di conoscere il Cantal oppure di gustare "un bon morceau de Comté fruité", di seguito vi segnalo tutti gli appuntamenti in calendario.

Milano:
domenica 20 marzo brunch al Columbus (Via Milano 1/bis, Peschiera Borromeo), 
sabato 2 aprile cena da Cacio e Pepe (Viale Gian Galeazzo 3) 
mercoledì 20 aprile aperitivo al Via delle arti (Via Monte Nero 75)
sabato 30 aprile cena all’Osteria dei Vinattieri (Via Unica Bolgiano 3- San Donato Milanese).

Contemporaneamente anche il pubblico romano potrà gustare le più diverse varietà di formaggi francesi. Appuntamento quindi sabato 26 marzo con una cena al Pastificio San Lorenzo (Via Tiburtina 196) e sabato 16 aprile per una cena al Ducati Caffè (Via delle Botteghe Oscure 35).

lunedì 14 marzo 2011

Pesce spada con datterini, olive di Gaeta e capperi delle Eolie


Eccomi con un'altra ricetta semplice ma gustosa: alla luce dell'esperienza fatta con mia figlia, vi garantisco che anche i più piccoli apprezzeranno questo piatto perché per i loro palati- porelli- abituati a cibi insipidi, la dolcezza del pomodoro datterino unita alla sapidità dell'oliva di Gaeta e, soprattutto, del cappero, gli spalanca orizzonti sconosciuti. Vorrei a questo punto aprire una piccola parentesi sulle olive di Gaeta che a casa mia non mancano mai e sono per antonomasia le olive che utilizzo di più per cucinare perché sono troppo bbbuone. Allora, da un punto di vista geografico, Gaeta si situa nel basso Lazio ma in realtà se vi capita di fare un salto da quelle parti, vi sembrerà di essere già a Napoli :-))) Detto questo, le olive di Gaeta sono di un colore nero-rosato-violaceo, non so renderlo bene a parole. Ora voi già vi starete dicendo: che pizza questa che ci parla sempre dei prodotti IGP del Lazio, ahò che volete io di quelle parti sono (scusate l'uso del sardo...)....è vero, e questo non lo affermo solo io, che l'oliva di Gaeta è una delle più comunemente impiegate in cucina, insieme alle olive taggiasche, che, a mio avviso, fanno però un pò più "radical-chic", mentre l'oliva di Gaeta è decisamente popolare.
  

Ingredienti per 2 persone+ Nanetta (prego notare che la Nanetta in questione è alta 85 cm ed she's only 18 months old.....)

3 grosse fette di pesce spada
1/2 scatola di pomodorini datterini oppure se li trovate freschi (ma nn è certamente questa la stagione....) anche freschi
una bella manciata di olive di Gaeta, in alternativa usate le olive taggiasche
1 cucchiaio di capperi sotto sale
1 spruzzo di vino bianco secco
olio EVO
1 spicchio di aglio
sale q.b.

In un tegame riscaldate l'olio e mette l'aglio: quando l'aglio comincia a friggere, aggiungete le olive ed i capperi che avrete precedentemente passato sotto l'acqua corrente per togliere il grosso del sale. Versate il vino bianco e fate evaporare la parte alcolica, poi mettete i pomodorini e lasciate cuocere per qualche minuto. Nel frattempo in una padella, scottate appena appena le fette di pesce spada: dovete fargli fare un aller/retour cioé cuocerle su ogni lato per un paio di minuti, poi mettete le fettine nel tegame insieme alla salsina che starà cuocendo. Fate insaporire il tutto una decina di minuti a fuoco medio. Salate soltanto alla fine, dopo aver assaggiato il piatto, perché spesso non c'è neppure bisogno di aggiungere dell'altro sale visto che i capperi e le olive apportano già la giusta quantità di sale.
Anche per questo piatto, munitevi di pane perché è caldamente consigliata la scarpetta.......

venerdì 11 marzo 2011

Gramigna alle 3P (piselli, porri e pancetta affumicata)


La gramigna di cui scrivo nel mio post oggi non è quella pianta che infesta in nostri campi e che gli agricoltori vedono come il fumo agli occhi perché si devono sobbarcare l'onere di estirparla, no non è quella.
La gramigna del mio post è una pasta tipica dell'Emilia che ho imparato ad amare quando ancora lavoravo in ambito automotive e quando, ogni anno a dicembre, andavo al Motor Show di Bologna.....Ora cosa c'entra la gramigna con il Motor Show di Bologna, vi starete chiedendo voi? C'entra c'entra, perché a parte l'ammazzata che mi facevo ogni volta al Motorshow (per chi c'è stato una o più volte sa bene di cosa parlo), l'aspetto positivo di questa trasferta erano i ristoranti nei quali ogni sera andavamo a nutrire i nostri corpi sfranti da una giornata di super lavoro ed i nostri cervelli in ebollizione.
Ed è proprio in una delle trattorie frequentate tanto assiduamente che ho scoperto la gramigna: lì la facevano con salsiccia e sugo, un piatto robusto che però in quel contesto ci stava tutto. Da allora, diciamo che di anni ne sono passati parecchi, ogni tanto la ripropongo in versioni diverse e devo dire che è una pasta che si presta a molteplici abbinamenti senza perdere le sue peculiarità. Da quando poi, mia figlia ha terminato lo svezzamento ed ha cominciato a mangiare con noi e come noi, ho scoperto, inaspettatamente, anche un'altra cosa: la gramigna, proprio per la sua tipica forma, è adattissima ai bambini perché riescono a prenderla bene con il cucchiaio ed allora mi sono detta che forse non ci avevo mai pensato, ma è proprio con il cucchiaio che questa pasta va mangiata. La ricetta di oggi poi prevede almeno un ingrediente di stagione, il porro, mentre i piselli sono surgelati però sono sempre un assaggio di primavera, in attesa che arrivino quelli freschi :-))))

Ingredienti per due persone+ Nanetta
220 gr di gramigna (io ho comperato quella a marchio Coop ed è buona)
1 porro grande
200 gr pisellini surgelati
50 gr pancetta affumicata
olio EVO
sale e pepe q.b.
una bella manciata di parmigiano
cucchiaio


Pulite il porro, eliminate la parte verde verde e tagliate a rondelle la parte bianca. In un tegame fate riscaldare l'olio ed aggiungete il porro. Quando il porro comincerà a diventare trasparente, dopo 3-4 minuti circa, mettete i piselli surgelati: lasciate cuocere a fuoco medio almeno 10 minuti, sino a quando i pisellini non si cominceranno a sfaldare. Tagliate la pancetta a listarelle sottili e fatela cuocere in un padellino senza olio né burro: diventerà croccante e rilascerà il grasso. Unite la pancetta all'intingolo 2P (porri-piselli) e lasciate insaporire a fuoco basso per 5 minuti scarsi, a questo punto aggiustate di sale e pepe: potreste anche aggiungere una schizzatina di vino bianco secco, io nn l'ho fatto perché dovendola dare a mia figlia, preferisco evitare, però ci sta bene. Cuocete la gramigna, scolatela e poi mescolatela all'intigolo 3P, spolverate con del parmigiano reggiano: mangiatela con il cucchiaio, da più soddisfazione!

giovedì 10 marzo 2011

Cavolo bianco in salsa tiepida di acciughe


La settimana scorsa vi ho proposto una ricetta di zuppa con farro, cannellini e cavolo bianco. Ora il cavolo che avevo comperato ed utilizzato solo a metà, giaceva triste e sconsolato in frigorifero in trepida attesa di una futura utilizzazione. Devo confessare che il cavolo, sia esso rosso piuttosto che bianco, non fa parte del mio patrimonio alimentare-genetico: è più un ortaggio che si usa nei paesi del Nord, a Roma certo è scarsamente utilizzato nelle preparazioni, a vantaggio di zucchine, carciofi, cicoria ed altre prelibatezze verdi......allora mi sono messa a fare il topo di biblioteca ed ho scovato sul mitico Talismano della Felicità questa ricetta semplice ma sorprendentemente gustosa e dal sapore inaspettatamente delicato. Benedetto Talismano della Felicità! Per quanti non lo conoscano, il Talismano è un "must have" di tutte le brave massaie e casalinghe ed anch'io l'ho ricevuto in regalo quando sono andata a vivere da sola, insomma una sorta di vademecum "culinario" per non perdersi in cucina e, soprattutto, pour ne pas rater ses recettes.......Anche perché le ricette del Talismano sono molto semplici: certo alcune andrebbero un pò riviste e messe al passo con i tempi, però alla base rimane un grande classico delle nostre nonne che hanno tramandato alle nostre mamme e che a loro volta hanno tramandato a noi. E poi con l'immagine in copertina dell'uomo che gusta la sua pasta e fagioli sembra un libro uscito direttamente da un quadro di Giovanni Fattori, pittore italiano dell'800 appartenente alla corrente dei Macchiaioli.....tutto 'sto sproloquio (ehm....scusate le divagazioni sul tema) per introdurvi la ricetta di oggi: un "umilissimo" cavolo bianco in salsa di acciughe.


Ingredienti per 4 persone
1/2 cavolo
6/8 acciughe sott'olio
4 cucchiai di aceto bianco
mezzo bicchiere di olio EVO
sale e pepe q.b.


Pulite il cavolo, eliminando le foglie esterne più dure e tagliatelo sottilmente, fatelo bollire per venti minuti circa in una pentola dove avrete messo anche un pezzo di mollica di pane imbevuta nell'aceto. Nel frattempo in una padella mettete l'aceto e le acciughe fatte a pezzi lasciate cuocere e lasciate, soprattutto, che le acciughe comincino a sfaldarsi, aggiungete poi l'olio, sempre continuando a cuocere, il sale (attenzione con il sale: andateci piano perché le acciughe sono già belle salate di per sé) ed il pepe. Dovrete ottenere una salsina densa dal gusto però delicato perché l'aceto stempera il lato salato delle acciughe e l'olio contribuisce ad amalgamare il tutto. Prendete questa salsina e versatela sul cavolo che avrete scolato e posto una terrina al caldo.

mercoledì 9 marzo 2011

Piccolo dizionario per amanti del bacon.....


La premessa per questo post è assolutamente d'obbligo: da buona "laziale" (nel senso di abitante del Lazio, anche se oramai abito a Milano....) il mio favore incondizionato va al guanciale....dite quello che volete ma il guanciale, anche in dosi minime, conferisce ai piatti un gusto unico. In assenza del guanciale, potrei rifarmi con la pancetta, ma il bacon figura all'ultimo posto nella mia scala di preferenze. Ora, aggirandomi in rete ho appreso, invece, che il gruppo dei sostenitori del bacon è nutrito, soprattutto fra gli abitanti d'Oltre Oceano (mi riferisco all'Oceano Atlantico) ed ho scoperto, con stupore, tutta una serie di "deliziose" invenzioni a base di bacon che vengo di seguito ad elencare. Iniziamo con il Torani Bacon Syrup :  uno sciroppo dolce e salato al tempo stesso, affumicato, che può essere usato praticamente sempre ;-)))) dal frullato al cocktail per conferire alle vostre preparazioni quel saporino di maiale che non guasta mai ;-))))) se poi lo mischiate alla Bacon Vodka allora il risultato è garantito! Ma passiamo al bacon in lattina: ovunque voi vi troviate (sulle Dolomiti oppure a Lampedusa), portate con voi la vostra dose quotidiana di bacon. In ogni lattina troverete infatti circa 50 fettine di bacon e, non ultimo, la lattina ed il suo contenuto si conservano per 10 anni!


Ci vogliamo dimenticare della Baconnaise? Scherzate? La maionnese al bacon che, secondo il sito che la produce, contiene meno grassi della normale maionese! E poi, sempre sullo stesso sito, troverete anche il sale al bacon ed i pop corn al bacon nel caso in cui, i pop corn simply salted vi avessero stufato ;-)))))

Ma siccome siamo delle persone pulite, l'industria del bacon saprà dare una risposta anche nell'ambito dell'igiene personale: ed ecco quindi per la gioia dei fanatici della pulizia dentale, il filo interdentale al bacon , e poi ancora il dentifricio (questo poi ci mancava proprio....), la saponetta al bacon e per labbra sempre morbide e profumate anche il burro di cacao.


Il massimo lo raggiungiamo con due prodotti assolutamente indispensabili: i cerotti a forma di fettina di bacon e per i fanatici dell'Arbre Magic, anche un bell' Arbre Magic al profumo di bacon non guasta mai!

martedì 8 marzo 2011

Vitello in fricassea by Diana


Forse l'avrete già intuito leggendo i miei post, ma io non sono un'amante della carne. Certo, nell'ambito di un'alimentazione equilibrata la mangio, ma non più di una volta a settimana, a dir tanto due e, soprattutto, cerco sempre di "camuffarla", di trovare dei modi per rendermela simpatica ed appetibile. Anche durante la mia permanenza in Francia dove pure la carne, specie quella di tipo Charolaise (avete presente quelle mucche bianco-crema gigantesche che vi guardano con un'aria un pò torva, sono proprio loro les Charolaises :-))))), o Limousine è veramente buona ed infatti viene esportata anche in Italia, insomma neppure la vita in Francia e la "vicinanza" con i francesi, che sono per tradizione dei grandi carnivori, hanno modificato sostanzialmente le mie abitudini alimentari e resto una "pescivora" convinta. La ricetta che sto per proporvi però è uno dei tanti modi che ho trovato per mangiare la carne appunto camuffandola.  Innanzitutto c'è da dire che la ricetta non è mia, ma della mia amica Diana che me l'ha gentilmente "prestata" e che, diversamente da me, è mooooolto più carnivora. E' però una ricetta completa perché oltre all'ingrediente base, la carne appunto, ha al suo interno le cipolle, l'uovo, la panna......insomma un piatto sostanzioso.


Ingredienti per 4 persone:

600 gr di polpa di vitello
1 cipolla media

1 cucchiaio abbondante di pan grattato
1 cucchiaio di farina
3 cucchiai di olio EVO

Sale q.b.
½ bicchiere di vino bianco secco
1 bicchiere scarso di acqua

Per la fricassea:
1 tuorlo
1 confezione di panna liquida da 200cl

sale q.b.
il succo di un limone spremuto

1 cucchiaio di prezzemolo tritato


2 belle fette di pane

Tritate la cipolla e fatela dorare nel tegame con l'olio; nel frattempo tagliate la polpa di vitello a cubetti,  infarinate i cubetti e metteteli nella padella: fate dorare la carne, salatela, poi spolveratela con il pane grattugiato e lasciate tostare la carne. Unite il vino bianco, lasciate evaporare la parte alcolica del vino ed aggiungete l’acqua. Coprite e fate cuocere a fuoco lento sino a quando i bocconcini non si saranno ammorbiditi (20 minuti in genere dovrebbero bastare). Preparate la fricassea mescolando gli ingredienti in una tazza in quest'ordine: tuorlo, panna, sale, limone e prezzemolo. Aggiungete la fricassea alla carne e cuocete insieme il tutto a fuoco lento sino a quando la fricassea non si sarà consumata e non si sarà trasformata in una cremina densa.  Servite la carne....alla fine non potrete fare a meno di fare la scarpetta perché la cremina della fricassea è così buona che dovretet per forza "pucciare" il pane e pazienza per il galateo ;-))))))

sabato 5 marzo 2011

Taaaante coccole......

Credits: Milka

Per tutti coloro che hanno bambini piccoli, questa espressione risuona nel cervello come un campanello d'allarme.....si tratta infatti della frase tipica che i nostri cari Teletubbies ripetono ad ogni puntata ed è poi una delle prime frasi che i nostri figli imparano a dire: almeno mia figlia ha fatto così....ma il post non è sui Teletubbies piuttosto su di un'iniziativa, promossa da Milka, che forse avrete visto in giro per Milano e che ha come obiettivo quello di risvegliare la tenerezza che si nasconde in ognuno di noi (bé diciamo che in alcuni questa tenerezza è proprio nascosta nascosta....). Il tram della Tenerezza intende raccogliere entro le ore 18 di domani, domenica 6 marzo, 5000 abbracci: se siete in giro per Milano lo potete trovare alla fermata di Piazza Castello e piazza Fontana e nelle vie limitrofe e partecipare anche voi a questo simpatico esperimento. L'aspetto interessante dell'iniziativa è la ricerca commissionata da Milka a Strategy One Research, ricerca che si è svolta nel Febbraio 2011, che ha visto coinvolte oltre 4000 persone provenienti da 8 diversi paesi europei, di età compresa tra i 18 ed i 65 anni con domande sul nostro modo di essere teneri e di esternare la nostra affettuosità. Allora sfatiamo subito il mito che vuole gli italiani in cima alle classifiche quanto a coccole, tenerezza e altro....dalla ricerca appare chiaramente che noi figuriamo in classifica soltanto al terzo posto, scalzati dai Portoghesi, i più teneroni d'Europa in assoluto, e dagli Spagnoli. Dalla ricerca è emerso anche che il freno più grande alle manifestazioni d'affetto è costituito proprio dallo stress e dalla vita frenetica che conduciamo. Il 47% dei connazionali intervistati sostiene che il Bel Paese sarebbe ancora più bello se solo ci mostrassimo tutti un pò più affettuosi; questo dato però è in contrasto con quanto esprimono i giovani: perché quasi il 30% dei ragazzi tra i 18 ed i 24 anni preferiscono addirittura non mostrarsi affettuosi o teneri in nessuna occasione....quelle tristesse mi verrebbe da dire! E allora visto che siamo nel weekend ed i ritmi sono un pò più lenti ed umani, prendete il tempo di essere più teneroni con i vostri figli, mariti o mogli. Buon weekend a tutti!

venerdì 4 marzo 2011

Zuppa contadina di farro, cavolo e cannellini


Non siamo ancora usciti ufficialmente dall'inverno ma non possiamo neppure dire di essere già in primavera. In un periodo di transizione come quello che stiamo vivendo, diventa anche difficile proporre delle ricette stagionali perché ci sono giorni in cui le temperature sono piacevolmente alte ed allora vai con cibi più freschi, meno ricchi; altri giorni invece, sembra di essere ripiombati indietro nel tempo ed il grigiore si impossessa del cielo e dei nostri cuori....allora eccomi a proporvi una ricetta che innanzitutto è sana e fa bene, che farà contenti quanti mi leggono e sono vegetariani o vegani e che utilizza almeno una verdura di stagione, ovvero il cavolo. 
E poi sempre per restare in tema di cucina a Km0 lo sapevate che da qualche tempo a questa parte il farro è anche "made in Brianza"? Il progetto, sponsorizzato dalla Camera di Commercio della Provincia di Monza e Brianza, ha come obiettivo quello di reintrodurre la coltivazione del farro nei terreni del Nord Italia e con lo stesso fare la Pasta di Farro della Brianza già prodotta dal Pastificio Latini.


Ingredienti per 3 persone

200 gr di farro
1 lt di brodo vegetale
1/2 cavolo bianco detto anche cavolo cappuccio
1 confezione di fagioli cannellini già cotti
carota, sedano e cipolla per soffritto
olio EVO
sale q.b.

In un pentola piuttosto grande mettete l'olio e poi le verdure per fare il soffritto, poi aggiungete il farro, lasciate tostare un paio di minuti e mettete il brodo. Lasciate cuocere a fuoco medio per almeno 20 minuti. (Per questa ricetta io ho utilizzato il farro spezzato i cui tempi di cottura sono lievemente inferiori, ma il farro intero cuoce in media in 40 minuti circa). Poi aggiungete il cavolo tagliato a listarelle sottili e fate cuocere altri 10 minuti. Durante la cottura potrebbe essere necessario aggiungere dell'altro brodo che dovrà essere bollente. In ultimo mettete i fagioli e lasciate insaporire il tutto per altri 10 minuti. Se utilizzate invece i fagioli cannellini secchi, allora dovrete procedere ad una cottura a parte: una volta che sono cotti, li potrete aggiungere alla zuppa e continuare sempre la cottura per altri 10 minuti. Servite la zuppa calda condendola con dell'olio crudo.

mercoledì 2 marzo 2011

ChocoMoments....

Credits: Chocomoments
Annotate sulla vostra agenda queste date: 11-20 marzo 2011. In questo periodo infatti prenderà il via a Pavia la prima edizione di ChocoMoments: una festa dedicata al cioccolato, che intende raccontarne la storia e sottolineare tutte le caratteristiche di questo generoso alimento. ChocoMoments non vuole essere l'ennesimo appuntamento sul cioccolato presente nel panorama gastronomico italiano, ma ha come obiettivo quello di far apprezzare al grande pubblico i semi della pianta del cacao anche nelle sue varietà piu’ originali, tutto questo nel centro storico di Pavia, tra Piazza della Vittoria, la Cupola Arnaboldi e il Broletto. 

Ci sarà quindi un'area didattica dedicata alla lavorazione del cioccolato; sono previsti dei corsi gratuiti su prenotazione, Chocomoments Gourmet, relativi ad abbinamenti quali: Grappa & Cioccolato, Vino & Cioccolato oppure Caffè & Cioccolato. Ai visitatori più piccoli sono dedicati dei corsi di Ciokko Baby Dance...e ancora, ci sarà la possibilità di gustare degli aperitivi interamente a base di cioccolato, di degustare delle insolite creazioni di pane e cioccolato, senza dimenticare l'angolo dedicato al benessere ed al relax sempre a base di cioccolato....insomma tutto quanto si possa immaginare intorno al cioccolato. Ed inoltre sono previsti due momenti speciali all'interno di questa grande kermesse: La Notte Bianca anzi la Notte Fondente, una interminabile serata per apprezzare tutte le prelibatezze proposte dai Maestri Cioccolatieri e L’Italia Unita dal Cioccolato, una mini Italia in cioccolato dedicata al 150°dell’Unità!
E per finire, ChocoMoments Pavia ospiterà numerosissimi stand di produttori di cioccolato provenienti da tutte le regioni d'Italia, sempre con un occhio di riguardo per il 150° dell’unità d’Italia.
Se il tempo è bello e se volete programmare una gita fuori porta nel weekend, allora rendez vous al ChocoMoments a Pavia.

martedì 1 marzo 2011

Quiche "light" con indivia e salsiccia


Adesso non cominciate subito a pensare che una quiche con la salsiccia non possa essere light ed invece sì....perché la ricetta che sto per proporvi non prevede l'impiego di uova, di formaggio, di panna o di besciamella e quindi già questo la renda assolutamente light ;-)))), insomma l'ideale per cominciare a preparare la prova costume! E sì perché solo ora mi rendo conto che fra 3 settimane esatte inizia la primavera e con l'arrivo di quest'ultima ci rendiamo conto che durante l'inverno siamo caduti in letargo, che abbiamo esagerato con i cibi e che in fin dei conti la prima prova costume non è poi così lontana ed allora scatta inesorabile il conto alla rovescia per arrivare in forma smagliante al primo appuntamento con il mare.

Ingredienti per 6 persone
1 rotolo di pasta sfoglia
400 gr di indivia cotta
4 salsicce
olio EVO
1 spicchio di aglio
peperoncino
sale e pepe q.b.

Pulite l'indivia e sbollentatela per 5 minuti, poi strizzatela. In una padella mettete dell'olio e lo spicchio di aglio: quando sarà caldo, aggiungete l'indivia ed il peperoncino in pezzi, ripassate in padella per 5 minuti. Nel frattempo private le salsicce della pelle e riducetele in briciole. Aggiungete le salsicce all'indivia e fate cuocere per altri 10 minuti in modo che l'indivia prenda il sapore delle salsicce. Fate raffreddare. Srotolate la pasta sfoglia, bucherrellate il fondo con la forchetta. Riempite con l'indivia e le salsicce. Mettete al forno pre-riscaldato a 180° per 25 minuti circa. Et voilà la vostra quiche light ;-))))